Il rubino: storia, caratteristiche e sintesi
Il rubino è una pietra preziosa di colore rosso appartenente alla famiglia del corindone, un minerale allo cromatico la cui colorazione varia in base alle impurità presenti. Estratto principalmente in Birmania e nello Sri Lanka, il rubino ha da sempre rivestito un ruolo importante nella storia e nelle leggende di diverse culture. Ad esempio, gli antichi Indù credevano che offrendo i rubini al dio Krishna avrebbero ricevuto il dono di rinascere come imperatori. Nel I secolo d.C., Plinio il Vecchio ne descrisse le caratteristiche di durezza e densità nella sua Naturis Historia.
Il colore del rubino varia dal rosso brillante al marrone rossiccio scuro, a seconda delle impurità presenti al suo interno. Il rubino più pregiato è il “rubino birmano”, noto per il suo colore “sangue di piccione”, dovuto alla presenza di ossido di cromo (III). Da un punto di vista chimico, il rubino e lo zaffiro condividono la stessa struttura e composizione, ma differiscono per la presenza di diversi metalli di transizione.
La sintesi del rubino è stata un importante traguardo nella chimica dei materiali. Il metodo di fusione alla fiamma, brevettato nel 1902 dal chimico francese Auguste Victor Louis Verneuil, consiste nel trattare l’ossido di alluminio con l’ossido di cromo (III) a elevate temperature, dando luogo ad una fusione che, una volta raffreddata, dà origine a cristalli di rubino. Successivamente, sono stati sviluppati altri metodi di sintesi che hanno permesso di ottenere pietre dalle caratteristiche simili a quelle dei rubini naturali.
In conclusione, il rubino è una pietra preziosa dalla storia ricca di fascino e leggende, il cui valore e bellezza sono apprezzati in tutto il mondo.