L’importante colorante rosso noto come acido chermesico è estratto dal Kermes, un tipo di cocciniglia
derivato dai corpi essiccati delle femmine di alcune specie di insetti. Insieme all’acido chermesico, si trovano nella composizione anche l’acido carminico e l’acido laccaico, il quale conferisce al composto la denominazione di “King’s red”.Insetto Kermes Vermilio e la sua presenza in Europa
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Storia millenaria dell’acido chermesico
L’uso di coloranti naturali per la tintura di tessuti ha avuto un ruolo centrale in molte culture antiche, tra cui Egitto, Mesopotamia, Grecia e Roma. Uno dei primi coloranti noti era il colorante scarlatto, ottenuto dalle cocciniglie e rinvenuto in contesti archeologici come le grotte sepolcrali del Neolitico. Durante il periodo biblico, il colore rosso, chiamato shani in ebraico derivato dal kermes, era utilizzato in Terra Santa. Questo colorante era ampiamente impiegato anche in Europa, menzionato persino nella Bibbia per le sue caratteristiche tintorie.
Struttura e solubilità dell’acido chermesico
L’acido chermesico si presenta come una polvere di colore rosso scarlatto ed è un derivato antrachinonico idrosolubile. La sua struttura chimica è rappresentata dall’1-metil-2-carbossi-3,5,6,8-tetraidrossiantrachinone. Solubile in acqua calda, etere etilico, cloroformio, diclorometano e dimetilsolfossido, la solubilità in acqua fredda è piuttosto limitata. In presenza di acido solforico, il composto assume una colorazione rosso-violacea che vira al blu con l’aggiunta di acido borico.
Questo pigmento, se non conservato in modo adeguato, può deteriorarsi poiché non è resistente né alla luce né alle condizioni acide o alcaline, sbiadendo facilmente anche alla normale illuminazione a incandescenza.