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È stato scoperto un legame tra TPO e smalti per unghie che potrebbe sollevare nuove preoccupazioni per la salute.

Il TPO, il fotoiniziatore che ha dominato il mondo degli smalti semipermanenti e dei gel UV per unghie, sta per subire un’espulsione clamorosa dall’arena europea: sarà ufficialmente vietato in tutta l’Unione Europea a partire dal 1° settembre 2025. Questa mossa drastica deriva dalla sua classificazione come sostanza tossica per la riproduzione di categoria 1B, come stabilito dal Regolamento delegato (UE) 2024/197 della Commissione, in applicazione del Regolamento CLP (CE n. 1272/2008). Con questa decisione, l’industria beauty affronta una vera sfida, obbligando produttori e professionisti a una rapida ridefinizione dei loro prodotti per proteggere la salute di consumatrici e operatori.

Cos’è il TPO

Indice Articolo

Il TPO (ossido di 2,4,6-trimetilbenzoil difenilfosfina) è un fotoiniziatore a base di ossido di monoacilfosfina, ampiamente utilizzato per la sua capacità di garantire un indurimento rapido ed efficiente delle resine polimeriche, mantenendo al tempo stesso una buona stabilità del colore. La sua funzione principale è quella di assorbire la luce ultravioletta e trasformarla in energia chimica, generando radicali liberi che avviano il processo di polimerizzazione radicalica.

In pratica, il TPO si attiva quando esposto a lampade UV o UV-LED, dando il via a una reazione in tre fasi: iniziazione (avvio della reazione), propagazione (crescita della catena polimerica) e terminazione (chiusura del processo). Questo meccanismo consente di trasformare i gel e gli smalti ibridi da liquidi a solidi, con un effetto di reticolazione che conferisce durezza, resistenza e lunga durata.

Il suo spettro di assorbimento molto ampio (con una lunghezza d’onda tra 350 e 410 nm, con picchi a 365, 380 e 395 nm) lo ha reso per anni uno dei fotoiniziatori più apprezzati. In particolare, si è adattato perfettamente alle nuove lampade UV-LED, che hanno progressivamente sostituito le vecchie lampade al mercurio grazie a vantaggi come minori consumi, migliore efficienza di polimerizzazione, maggiore lucentezza superficiale e tempi più rapidi di indurimento.

Oltre al settore cosmetico, il TPO trova applicazione anche in altri ambiti tecnologici, ad esempio nella fotoreticolazione di compositi polimerici (come il PMMA, utilizzato in elettronica) o nella produzione di rivestimenti polimerici e materiali funzionali. Tuttavia, è proprio nel mercato degli smalti semipermanenti e dei gel UV per unghie che il TPO ha avuto il suo impiego più diffuso, grazie alla sua efficacia nel garantire risultati professionali e durevoli.

struttura TPO
struttura TPO

Perché viene vietato

Il divieto del TPO nasce da crescenti evidenze scientifiche sui suoi possibili effetti nocivi per la salute umana. Negli ultimi anni, studi tossicologici hanno mostrato che l’ossido di 2,4,6-trimetilbenzoil difenilfosfina può avere effetti avversi a livello riproduttivo e genotossico, portando le autorità europee ad applicare il principio di precauzione.

Il passo decisivo è arrivato con la sua classificazione ufficiale come sostanza CMR (Cancerogena, Mutagena o Tossica per la Riproduzione) di categoria 1B, stabilita dal Regolamento delegato (UE) 2024/197 ai sensi del Regolamento CLP (CE n. 1272/2008). Tale categoria raggruppa le sostanze sospettate di arrecare danni alla fertilità o allo sviluppo embrionale, sulla base di solide evidenze sperimentali.

Questa classificazione ha determinato, in maniera automatica, l’inclusione del TPO nell’Allegato II del Regolamento cosmetici (CE n. 1223/2009), ovvero l’elenco delle sostanze vietate nei prodotti cosmetici. Con l’entrata in vigore del Regolamento (UE) 2025/877, dal 1° settembre 2025 sarà vietata sia l’immissione che la messa a disposizione sul mercato di cosmetici contenenti TPO.

In passato, il suo uso era consentito solo in ambito professionale, ma dal 2025 non sarà più ammesso in alcuna circostanza. Il divieto risponde a una logica di tutela sia dei consumatori finali che degli operatori del settore beauty, spesso esposti in modo ripetuto e prolungato a queste sostanze durante le applicazioni quotidiane.

Il TPO non viene quindi bandito per inefficacia tecnica, anzi, è sempre stato uno dei fotoiniziatori più performanti ma per i potenziali rischi sanitari legati alla sua esposizione.

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