Lipofilo: significato e caratteristiche
Un composto lipofilo, derivante dal greco λίπος (grasso) e φίλος (amico), è una sostanza che tende a solubilizzarsi in grassi, oli, lipidi e solventi non polari. Spesso viene confuso con il termine idrofobo, che invece si riferisce all’interazione di una specie con l’acqua.
Solventi non polari e loro proprietà
I solventi non polari sono caratterizzati da una bassa costante dielettrica e non sono in grado di solubilizzare sostanze polari. Alcuni esempi di solventi non polari includono alcani come pentano, esano e eptano, nonché composti aromatici come benzene, toluene e xilene. Altri solventi comuni sono il tetracloruro di carbonio, l’etere etilico e il diclorometano.
Il ruolo della lipofilia nei farmaci
La lipofilia è una caratteristica fondamentale per la risposta biologica di un farmaco e ne influisce direttamente l’efficacia. L’assorbimento e la distribuzione dei farmaci dipendono in gran parte dalla loro lipofilia, che deve essere bilanciata per garantire la penetrazione nelle membrane lipidiche senza comprometterne l’efficacia.
Misurare la lipofilia: i coefficienti di ripartizione
La lipofilia di un composto può essere valutata attraverso il coefficiente di ripartizione o di distribuzione. Questi parametri forniscono informazioni sulle interazioni intermolecolari del soluto nelle due fasi considerate. Il coefficiente di ripartizione, espresso in forma logaritmica come log P, è determinato dal rapporto tra le concentrazioni del composto in n-ottanolo e in acqua.
Metodo shake-flask per la misurazione della lipofilia
Il metodo shake-flask rappresenta il gold standard per valutare la lipofilia di un composto. Si basa sulla miscelazione di una soluzione acquosa del composto con un solvente organico in un pallone, seguita da un’agitazione per favorire l’equilibrio tra le due fasi. Successivamente, le concentrazioni del campione sono misurate tramite tecniche come spettroscopia UV-Vis e cromatografia liquida ad alta prestazione (HPLC).