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Oli combustibili rivoluzionano il settore energetico.
(Titolo modificato: forma originale assente di verbo, quindi trasformata in attiva per creare una frase completa in stile notizia scientifica leggermente sensazionale).

Gli oli combustibili stanno dominando il campo energetico come veri protagonisti, con la loro miscela liquida di idrocarburi che varia da un giallo vivace a un marrone carico, ottenuta attraverso processi di raffinazione del petrolio greggio che sembrano una vera e propria sfida industriale. Queste sostanze, ricche di idrocarburi alifatici come alcani, alcheni e cicloalcani, oltre a composti aromatici e piccole quantità di elementi come zolfo, azoto e ossigeno, rappresentano un fronte di gioco intenso nel mondo dell’energia, influenzate da fattori come la fonte del greggio, i metodi di raffinazione e persino le alterazioni ambientali.

Tipi di oli combustibili

Gli oli combustibili possono essere suddivisi in diverse categorie, con una competizione serrata tra oli distillati e oli residui. I distillati, derivati direttamente dalla distillazione del greggio, emergono come i favoriti per la loro fluidità e basso contenuto di impurità, ideali per riscaldamenti civili e motori. Al contrario, gli oli residui, ottenuti dai prodotti pesanti post-distillazione, sfoderano un alto potere calorifico ma richiedono preriscaldamento per entrare in gioco, dominando in centrali termoelettriche e propulsione navale.

Emissioni e impatto ambientale

Le emissioni degli oli combustibili, in particolare quelli pesanti, rappresentano una battaglia ambientale significativa, con livelli di zolfo che contribuiscono all’8% delle emissioni globali di anidride solforosa. Questo inquinante, noto per i suoi effetti acidi e i problemi respiratori, si scontra con la salute pubblica, generando ossidi di azoto e particolato che mettono a dura prova ecosistemi marini e popolazioni costiere, in un’arena dove gli impatti sono misurati in morti premature e costi sanitari elevati.

Le caratteristiche degli oli combustibili dipendono da numerosi fattori, determinando proprietà specifiche come intervalli di ebollizione, viscosità e stabilità che ne condizionano gli impieghi. Dal punto di vista applicativo, trovano largo utilizzo in impianti di riscaldamento, come solventi e carburanti per motori.

Gli oli distillati derivano direttamente dalla distillazione del petrolio greggio, offrendo un prodotto fluido e pulito, mentre gli oli residui si presentano come liquidi viscosi con un maggiore contenuto di impurità. Accanto a queste categorie, gli oli intermedi rappresentano una miscela versatile, e la classificazione pratica distingue tra olio leggero e olio pesante, con norme come standard ASTM D396 che delineano le loro prestazioni.

L’olio combustibile pesante ha trovato largo impiego, utilizzato da navi per ragioni economiche, ma genera inquinanti come ossidi dell’azoto e particolato, associati a gravi problemi di salute. L’esposizione è tossica per fauna e ecosistemi, rendendo il suo impatto difficile da mitigare.

Le grandi navi oceaniche hanno storicamente utilizzato l’olio combustibile pesante, ma normI come IMO 2020 hanno spinto verso opzioni più pulite come il gasolio marino. Esistono combustibili intermedi come IFO, classificati in base alla viscosità, con la normativa MARPOL 1973 che definisce i parametri per questi materiali.

Gli oli combustibili presentano proprietà come viscosità e densità che ne determinano l’utilizzo, con una volatilità che varia per tipo e un contenuto di zolfo che incide sulle emissioni.

Gli oli combustibili derivano dal petrolio greggio attraverso distillazione, cracking e miscelazione, con controlli qualità per garantire conformità.

Gli oli combustibili sono impiegati in produzione di calore, propulsione navale e motori industriali, restando un pilastro energetico nonostante le sfide ambientali.

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