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Reagente di Marquis

Il significativo reagente di Marquis è una miscela di formaldeide e acido solforico concentrato utilizzato per identificare le droghe illegali come l’eroina, la morfina, le droghe a base di oppiacei e le anfetamine appartenenti alla famiglia degli alcaloidi.

Test rapido per il rilevamento delle droghe

Con l’aumento del consumo e del traffico illegale di droghe, sono diventati fondamentali test rapidi, seppur presuntivi, per individuarle in tracce. Il reagente di Marquis, creato dal chimico russo Eduard Marquis alla fine del XIX secolo, rappresenta uno strumento essenziale per il rilevamento delle sostanze stupefacenti. Questo test è noto per la sua efficacia e affidabilità nel campo dell’analisi chimica.

Il reagente di Marquis consente una risposta rapida al test e può essere utilizzato anche al di fuori dei laboratori, risultando particolarmente utile per le forze dell’ordine che operano in luoghi come aeroporti e frontiere.

Utilizzo e analisi del test

Se il test dà esito positivo, è essenziale sottoporre il campione a un’analisi più dettagliata in laboratorio mediante strumenti sofisticati come la Risonanza Magnetica Nucleare, la Spettrometria di Massa, la Spettroscopia Raman e la Cromatografia su strato sottile.

Composizione e evoluzione del reagente di Marquis

La formulazione iniziale del reagente prevedeva la miscelazione di 100 mL di acido solforico concentrato con 5 mL di formaldeide al 40% v/v. Nel corso del tempo sono state apportate variazioni, come l’aggiunta di metanolo per rallentare la reazione e permettere una migliore osservazione dei cambiamenti di colore.

Durante le prime fasi di utilizzo, il reagente di Marquis è stato testato su vari alcaloidi per sviluppare scale di colori di riferimento utili nell’identificare sostanze specifiche.

Meccanismo di reazione

Nonostante non sia completamente chiaro, si crede che la reazione tra gli alcaloidi e il reagente di Marquis avvenga attraverso stadi di carbocationi. Nel primo stadio, si verifica l’attacco nucleofilo dell’anello benzenico degli alcaloidi al gruppo carbonilico dell’aldeide, formando un carbocatione benzilico primario.

Questo test colorimetrico fornisce informazioni cruciali per l’identificazione delle droghe illegali, contribuendo alla lotta contro il traffico di sostanze stupefacenti.

Analisi del processo di chimica analitica

Durante il secondo stadio, si verifica un importante passaggio dove il carbocatione benzilico interagisce con un altro anello benzenico, dando vita a un composto con due anelli benzenici uniti da un ponte metilenico.

Nel terzo stadio, l’ossidazione avviene in presenza di acido solforico, portando alla formazione di un alcol secondario che successivamente subisce una disidratazione, generando così un carbocatione benzilico secondario. Questa struttura è un addotto che, a seconda del gruppo R e dell’alcaloide presente, può assumere colorazioni caratteristiche che consentono la sua identificazione. C’è anche un meccanismo ipotizzato che avviene per via radicalica, sebbene non supportato da prove sperimentali.

Colorazioni e identificazione

I risultati del test sono rapidamente visibili dopo pochi secondi, anche se potrebbero verificarsi variazioni nelle colorazioni. Tuttavia, eventuali cambiamenti del colore dopo i primi 60 secondi non devono essere considerati a causa delle reazioni con l’umidità e l’ossigeno nell’aria.

Per esempio, la 3,4-metilenediossimetanfetamina (MDMA o ecstasy) e la 3,4-metilenediossiamfetammina (MDA) mostrano una colorazione compresa tra il viola e il nero dai 0 ai 5 secondi. Al contrario, anfetamine e metanfetamine producono una colorazione che va dall’arancio al marrone, mentre la 2C-B, conosciuta anche come cocaina rosa, si colora dal giallo al verde entro i primi 5-10 secondi. Infine, il destrometorfano o DXM assume una colorazione che varia dal grigio al nero tra i 15 e i 30 secondi.

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