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Acido polilattico: sintesi, usi

Acido polilattico: produzione e diversi impieghi del PLA

L’acido polilattico (PLA) è un tipo di poliestere alifatico che deriva da fonti vegetali come il mais, il grano o le barbabietole. Questo materiale termoplastico è biodegradabile e compostabile, caratterizzato dalla capacità di decomposizione senza lasciare residui tossici nell’ambiente. Grazie a queste peculiarità, il PLA trova applicazione in diversi settori.

Produzione

La sintesi del PLA è iniziata nel 1845 quando Théophile-Jules Pelouze sviluppò un metodo di policondensazione dell’acido lattico. Tuttavia, il polimero risultante aveva proprietà meccaniche limitate. Solo nel 1932, Wallace Carothers propose un metodo di sintesi più efficiente attraverso la dimerizzazione dell’acido lattico in lattide e la successiva polimerizzazione mediante apertura dell’anello. Nel 1954, la DuPont raffinò ulteriormente il processo di sintesi brevettato successivamente da Cargill Dow.

Impieghi

Grazie alla sua biocompatibilità, il PLA è ampiamente utilizzato in ambito biomedico per la produzione di suture, capsule per farmaci e impianti. Inoltre, è impiegato in medicina estetica per ridurre le rughe e aumentare i volumi sottocutanei, stimolando la formazione di neocollagene.

Negli ultimi anni, il PLA è stato impiegato per la produzione di articoli monouso come piatti, posate, bicchieri, flaconi, bottiglie e buste di plastica. Il suo utilizzo si estende anche a fibre per cuscini, materassi, abbigliamento sportivo e tessuti. In forma di schiuma, il PLA viene utilizzato come riempitivo strutturale.

Conclusioni

La versatilità e le caratteristiche eco-friendly del PLA lo rendono un materiale sempre più apprezzato in diversi settori, sia biomedici che nella produzione di beni di consumo. La continua ricerca e sviluppo su questo materiale biodegradabile indicano che il suo ruolo sul mercato potrebbe continuare a crescere.

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