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Azide d’argento

L’argento azide, un sale derivante dall’acido idrazoico (HN3), è stato isolato per la prima volta nel 1890 dal chimico tedesco Julius Wilhelm Theodor Curtius. La sua formula chimica è AgN3 e, come diverse azidi di metalli pesanti, rappresenta un esplosivo primario molto pericoloso. Questa sostanza è altamente instabile, decompostasi nei propri componenti a causa di calore, attrito o scariche elettriche, con una velocità di detonazione che raggiunge i 4000 m/s.

Proprietà e stabilità

Rispetto al piombo azide, che presenta caratteristiche simili, l’argento azide offre vantaggi significativi. La decomposizione dell’argento genera un metallo considerato meno tossico per l’ambiente e la salute umana, a differenza del piombo. Inoltre, AgN3 è chimicamente più stabile e mostra migliori prestazioni in termini di detonazione.

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La comprensione del meccanismo di decomposizione dell’argento azide, che rilascia energia a seguito di shock meccanico, non è ancora completa. Tuttavia, si è ipotizzato che tale processo derivi dal trasferimento di energia termica e meccanica nei gradi di libertà interni delle specie legate nel solido.

Solubilità e comportamento chimico

L’argento azide presenta diverse solubilità in vari solventi: è molto solubile in N,N-dimetilformammide e in metanolo, mentre ha una solubilità limitata in acido acetico glaciale e molto bassa in cloroformio. In acqua, la sua solubilità è scarsamente significativa, con un prodotto di solubilità pari a 2,8 · 10-9.

Il suo equilibrio di dissoluzione eterogeneo si esprime come segue:

AgN3(s) ⇄ Ag+ (aq) + N3(aq)

Il prodotto di solubilità può essere descritto dall’equazione Kps = [Ag+] [N3], dove sostituendo x con la solubilità all’equilibrio si ottiene Kps = 2,8 · 10-9 = (x)(x) = x2. Da ciò si trae la solubilità molare: x = √2,8 · 10-9 = 5,3 · 10-5 mol/L.

Sintesi dell’argento azide

La sintesi dell’argento azide avviene tipicamente attraverso la reazione tra sodio azide e un sale d’argento solubile, come il nitrato di argento, in soluzione acquosa:

AgNO3(aq) + NaN3(aq) → AgN3(s) + NaNO3(aq)

Tuttavia, questa via tradizionale produce un precipitato di argento azide che può risultare voluminoso e non soddisfacente. Innovazioni nei processi chimici, come l’utilizzo di una soluzione acquosa di ammoniaca durante la reazione, hanno migliorato l’efficienza, consentendo una successiva precipitazione di AgN3 con l’aggiunta di un acido, come l’acido nitrico.

Un metodo alternativo molto usato prevede la mescolanza di soluzioni acquose di acido idrazoico e sodio azide assieme a nitrato d’argento, portando alla formazione di un prodotto cristallino fine.

Reazioni chimiche

L’argento azide manifesta una reazione esplosiva di decomposizione a 340°C. Tuttavia, eventuali impurità possono abbassare questa temperatura a 270°C:

2 AgN3(s) → 3 N2(g) + 2 Ag(s)

In modo simile al piombo azide, l’argento azide può decomporre se esposto a radiazione ultravioletta intensa. In caso di sufficiente esposizione, i cristalli possono esplodere a causa della decomposizione fotochimica, mostrando una temperatura di accensione e una sensibilità all’impatto inferiori rispetto a quelle del piombo azide.

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