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Ferrofluidi: una nuova prospettiva magnetica

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I ferrofluidi sono importanti nell’ambito della scienza dei materiali grazie alle loro particelle magnetiche ultrafini. Questi fluidi magnetici, diversi dai fluidi magnetoreologici, si distinguono per la loro stabilità e il tempo di sospensione prolungato dovuti alle particelle di dimensioni ridotte.

La sospensione colloidale è composta da nanoparticelle di ossido di ferro (IONP) rivestite da un tensioattivo polimerico per evitare l’agglomerazione. Tra gli ossidi di ferro presenti ci sono la magnetite (Fe3O4) e la maghemite (γ-Fe2O3).

I ferrofluidi, sviluppati originariamente negli anni ’60 presso la NASA, hanno diversi utilizzi in settori come i satelliti e la biomedicina. La di questi fluidi richiede la produzione mirata degli ossidi di ferro, utilizzando varie tecniche come la decomposizione termica e la coprecipitazione.

La stabilità dei ferrofluidi dipende dall’affinità tra il tensioattivo e il liquido vettore, unitamente alle dimensioni delle nanoparticelle. Tra i tensioattivi e i liquidi vettori più comuni ci sono acido oleico, silice, chitosano, alcool polivinilico, acido acrilico, acqua, oli minerali, liquidi ionici e idrocarburi.

L’applicazione dei ferrofluidi varia dal miglioramento delle risonanze magnetiche in ambito biomedico all’eliminazione di contaminanti da effluenti acquosi, e al controllo delle vibrazioni torsionali in motori ad alta velocità.

I ferrofluidi rappresentano un settore di ricerca promettente con numerose possibilità di applicazione e potenziali sviluppi nei materiali avanzati e nelle tecnologie emergenti.

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