Lecitina: struttura e usi principali
Theodore Gobley, un chimico francese, ebbe l’onore di isolare per la prima volta la lecitina dal tuorlo d’uovo nel 1846. Successivamente, la denominò fosfatidilcolina. Le lecitine sono componenti essenziali delle membrane cellulari e sono presenti in tutte le cellule, sia animali che vegetali. La fosfatidilcolina, il principale componente della lecitina, è un tipo di fosfolipide che contiene colina come gruppo di testa. Questa sostanza è particolarmente presente nei semi di soia e viene ottenuta tramite estrazione meccanica o chimica con esano, acetone, etere di petrolio, etanolo e benzene.
Oltre alla fosfatidilcolina, la lecitina contiene anche acido fosforico, acidi grassi, glicerolo, glicolipidi, trigliceridi e altri fosfolipidi. La scissione idrolitica delle lecitine è catalizzata da enzimi esterasici detti lecinitasi, i quali agiscono su diversi legami esterei presenti nella lecitina.
La lecitina è largamente utilizzata come agente emulsionante, in quanto è in grado di stabilizzare un’emulsione agendo come tensioattivo. A livello industriale, è impiegata nel settore alimentare, cosmetico e farmaceutico. Grazie alle sue proprietà antiossidanti, la lecitina rallenta l’irrancidimento dei grassi ed è comunemente usata nei gelati, latte omogeneizzato, vinaigrette, maionese, creme, balsami, unguenti, linimenti e pomate. Si consiglia anche per trattare l’ipercolesterolemia, i disordini neurologici e per indurre modifiche al sistema immunitario.
Nonostante le aspettative, l’impiego terapeutico della lecitina nelle dislipidemie e nel morbo di Alzheimer non è supportato da dati statistici significativi sulla sua efficacia.