Elettrolisi del solfato di rame: elettrodi utilizzati

Elettrolisi del solfato di rame: elettrodi utilizzati

L’elettrolisi del solfato di rame (II) è un processo che coinvolge la disgregazione di ioni rame (II) e ioni solfato presenti in una soluzione acquosa di solfato di rame (II). Gli ioni positivi vengono attratti dal catodo, che è l’elettrodo negativo, e si verifica la elettrodeposizione del rame, mentre gli ioni negativi vengono attratti dall’anodo, che è l’elettrodo positivo, e si verifica la produzione di ossigeno gassoso.

Tipi di elettrodi

Durante l’elettrolisi del solfato di rame, possono essere impiegati due tipi di elettrodi: gli elettrodi inerti, costituiti da platino o grafite, e gli elettrodi di rame.

Elettrodi inerti

Gli elettrodi inerti, realizzati in platino o grafite, consentono la riduzione degli ioni rame al catodo, mentre all’anodo si verificano reazioni di ossidazione con sviluppo di ossigeno. Questo determina la deposizione di rame metallico al catodo e la produzione di ossigeno gassoso all’anodo. Si nota che la soluzione di solfato di rame, inizialmente azzurra, inizia a scolorirsi a causa della deposizione del rame metallico.

Elettrodi di rame

Nel caso degli elettrodi di rame, viene impiegato un elettrodo composto appunto da rame, che partecipa attivamente all’elettrolisi. Al catodo avviene la riduzione degli ioni rame, mentre all’anodo il rame viene ossidato a ione rame. In questo caso, la massa di rame depositata al catodo è equivalente alla massa di rame che si consuma all’anodo.

In conclusione, l’elettrolisi del solfato di rame (II) utilizza elettrodi inerti come platino o grafite per ottenere rame metallico, mentre l’impiego di elettrodi di rame comporta un consumo del metallo stesso durante il processo di elettrolisi.

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