Sorpresa! Trump fa piovere dazi del 15% sulle merci UE a partire dal 1° agosto, e l’Italia rischia di perdere 22,6 miliardi di euro. Il “Make America Great Again” sta diventando “Make Europe Pay Again”? Colpiti auto, farmaci e più: un bel calcio nel sedere all’export europeo. #DaziUSA #TrumpColpisce #EconomiaInTilt
Stati Uniti e Unione Europea hanno siglato un accordo che, a partire dal 1° agosto, imporrà dazi del 15% sulla maggior parte delle merci europee dirette negli USA – un vero schiaffo ai settori automobilistico e farmaceutico, che finora se la cavavano meglio. Peccato che per acciaio e alluminio, già spremuti al 50%, non cambi una virgola: Trump non molla la presa, e l’Europa incassa il colpo come al solito.
Secondo le stime del Centro Studi di Confindustria, l’Italia – uno dei maggiori esportatori verso gli Yankees – potrebbe subire perdite economiche fino a 22,6 miliardi di euro. Insomma, non è una pacca sulla spalla, ma un diretto allo stomaco, specialmente dopo che dazi del 10% erano già in vigore post-sospensione da parte di Donald Trump, annunciata lo scorso 3 aprile in occasione del “Liberation Day”. E intanto, il Presidente USA aveva tuonato minacce di portarli al 30% se non si arrivava a un patto – beh, eccoci qua, con un accordo che puzza di trucco.
Dal vino all’acciaio: questi dazi significano guai seri per l’Italia, dove l’export potrebbe perdere quei 22,6 miliardi di euro, e addio a compensare con altri mercati. Gli USA sono il terzo cliente del made in Italy dopo Germania e Francia, con esportazioni da 66,4 miliardi di euro nel 2024 – colpiti cibo, lusso, farmaci e via dicendo. Magari il vino italiano scampa con esenzioni, ma per ora sono solo chiacchiere UE senza conferma, mentre gli scambi totali UE-USA sfiorano i 1.600 miliardi di euro, con un surplus export UE di 156 miliardi… fino a quando Trump non rovina la festa.
Il vero casino? Quei dazi del 15% pesano di più grazie alla svalutazione del dollaro sotto Trump, che ha perso un bel 13% da inizio anno per via del suo caos economico-politico. Risultato: i beni italiani diventano ancora meno competitivi, con un impatto effettivo che schizza al 21% – sei punti in più del patto, un masterpiece di fregatura.
Per non affogare, l’UE potrebbe accelerare accordi con posti come il Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay), che promettono fino a 7 miliardi di export extra – un cerotto, non una cura. Ma questi deal sono un casino complicato, e intanto l’Italia e l’Europa incassano il colpo dagli USA senza poter rispondere in tempo.
E rispetto a prima? Le merci UE pagavano già un 10% più il 4,8% della clausola MFN dell’Organizzazione mondiale del commercio, senza discriminazioni. Auto al 25% e acciaio al 50% erano già un incubo – e quest’ultimo resta, penalizzando l’Italia, che ha esportato 404.648,3 tonnellate di acciaio agli USA da marzo 2024 a giugno 2025, seconda in Europa dopo la Germania. L’UE ha sospeso contromisure da 93 miliardi di euro per ora, ma se Trump alza la posta, chissà che non diventi una guerra totale.