Svelato lo scandalo: Perché in USA e UK il cavallo è un “amico peloso” intoccabile, mentre in Italia e Francia è un delizioso banchetto? Chi l’avrebbe detto che un animale possa scatenare guerre culturali e religiose! Dai divieti papali medievali alle grigliate vichinghe, ecco come il tabù della carne equina divide il mondo in “buoni da mangiare” e “sacri tabù”. Preparatevi a scandalizzarvi! #TabùCibo #CarneDiCavallo #ControversieAlimentarie #ForzaVSImpuro
Nel mondo, il consumo di carne di cavallo è una faccenda che divide: in certi Paesi come USA o UK, è una pratica vietata e guardata con orrore, grazie al ruolo di “animale da compagnia” che rende il povero cavallo più sacro di una mucca al barbecue. Ma in Italia, Francia o Giappone, è una tradizione celebrata, associata a forza e salute – chissà se i vegani moderni ne sono al corrente! Questa diversità culturale non fa altro che evidenziare quanto i nostri sistemi religiosi e simbolici siano profondamente radicati, e francamente un po’ ipocriti.
Passiamo alla costruizione culturale del cavallo come “non-alimento”. In Paesi occidentali come Regno Unito, Stati Uniti, Irlanda e Australia, mangiare carne di cavallo è visto come un’assurdità, con il quadrupede ritratto come eroe di storie e battaglie invece che come bistecca. Come sottolineava l’antropologa Mary Douglas, genera “esclusione”: ciò che non ha una collocazione chiara nell’ordine culturale è spesso percepito come “impuro” o “non appropriato” al consumo, rendendo il cavallo un reietto culinario, più ambiguo di un politico in campagna elettorale.
Non dimentichiamo le radici religiose di questo tabù. Il Cristianesimo ha giocato sporco: nel 732, papa Gregorio III ha bandito la carne equina per stroncare i sacrifici pagani dei popoli germanici, trasformando un’usanza in un simbolo di identità cristiana. Risultato? In Europa, è rimasta un’eco di divieto che fa ancora tremare i piatti. Nell’Islam, invece, non è proibito, ma chi se la fila? Il cavallo è troppo “nobile” per finire in pentola.
Ma andiamo al valore simbolico del cavallo nella storia, che lo rende una star: simbolo di forza, velocità e libertà, era il compagno dei guerrieri e dei re, troppo prezioso per essere macellato come un comune pollo. In certe società rurali europee, ammazzarlo per mangiarlo era visto come un tradimento – quasi come tradire il tuo miglior amico per un panino!
Oggi, tra legislazioni e opinione pubblica, le leggi in USA e altrove vietano o regolano severamente la macellazione, grazie a pressioni animaliste che umanizzano il cavallo, rendendolo un “essere senziente” da coccolare anziché da arrostire. Questa ipocrisia etica fa arrabbiare: se è okay mangiare mucche, perché no i cavalli?
E dove si mangia ancora carne di cavallo, senza troppi drammi? In Francia, Belgio, Italia, Giappone, Kazakistan e Kirghizistan, è un classico: in Italia, dalle pastisada veronese alle polpette catanesi, è una delizia regionale che sfida i tabù con un shrug. Chiamatelo pure scandalo, ma per alcuni è solo un buon pranzo!