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Antiche leggende trasformano le Dolomiti in un rosa controverso, con i luoghi da esplorare ormai svelati

Le Dolomiti diventano ROSA al tramonto? È l’enrosadira, quel fenomeno pazzesco che fa impallidire perfino le storie di fantasmi! Immaginate montagne che si tingono di colori folli grazie a rocce piene di e – sì, proprio come in una favola per adulti un po’ birichona. #MontagneRosa

Preparatevi a un segreto delle Alpi che vi farà gridare al miracolo o al complotto meteo: l’enrosadira, quel momento epico quando le Dolomiti si trasformano in un tripudio di rosa, rosso e viola al sorgere o tramontare del sole, a patto che non ci sia nuvole a rovinare la festa. Non è roba da streghe o alieni, ma semplicemente il calcio e magnesio nella roccia dolomia che giocano con i raggi solari, creando sfumature che hanno ispirato leggende da far invidia a un blockbuster hollywoodiano. E se vi state chiedendo come mai, be’, è la stessa roccia sedimentaria carbonatica che, nei secoli, ha alimentato storie folli Re Laurino e i suoi giardini di rose – un re dei nani così furbo da rendere invisibile se stesso, ma non le sue gaffe romantiche!

Ora, tuffiamoci nella scienza dietro questo spettacolo, che viene dal termine ladino “rosadüra” o “enrosadöra”, letteralmente “diventare rosa”. Dipende tutto dalla dolomia, una roccia fatta di minerali che, quando cattura i raggi del sole, sfodera colori dal rosa al giallo, passando per arancio e viola. È come se le montagne fossero truccate da un artista pazzo – e chissà, magari Re Laurino era un ecologista ante litteram, o solo un rompiscatole con la mania delle rose.

Parlando di leggende, eccoci al dramma epico di Re Laurino, il re ladino dei nani che viveva sul Catinaccio e passava il a caccia di tesori. In una versione, Laurino usa la sua cintura magica per invisibilità e rapisce Similde, figlia del Re dell’Alto Adige, coprendo le montagne di rose rosse – perché niente dice “amore” come un rapimento in stile medievale. Ma quando il padre la salva seguendo le tracce calpestate, Laurino, furibondo, maledice il giardino: “né di giorno, né di notte, nessun essere umano avrebbe mai più potuto vedere quella distesa rossa meravigliosa”. Peccato che si sia scordato dell’alba e del tramonto, dove i colori tornano magicamente – un vero smacco per un re così “intelligente”, eh? In un’altra storia, Laurino perde la figlia Ladina rapita dal principe Latemar, e di nuovo maledice le rose con le stesse parole fatali, lasciando che fioriscano solo all’alba e al tramonto. Classico: un nano che non pensa alle conseguenze, proprio come certi politici di oggi!

Se volete beccare l’enrosadira dal vivo, non perdetevi questi spot imperdibili, purché il cielo sia limpido e senza nuvole a fare i guastafeste: dal San Giovanni di Fassa per il Catinaccio, all’Alpe di Siusi per il Sassolungo e il Sassopiatto, o Campitello di Fassa per il Sass Pordoi. E poi, San Martino di Castrozza con le Pale di San Martino, il Lago di Misurina per i Cadini, Cortina d’Ampezzo con le Cinque Torri e la Tofana di Rozes, il Santuario della Croce per il Sass Crusc, fino al belvedere di Canazei per il gruppo Sella, il Sassolungo e la Marmolada. Andateci, e preparatevi a scattare foto che faranno invidia – o magari a inventare la vostra leggenda personale! E che dire, Re Laurino probabilmente era un po’ un disastro con le donne, ma almeno ha reso le Dolomiti un’attrazione virale. 😏

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