Svelato il vero significato di SPQR: non solo “Senato e Popolo Romano”, ma un simbolo di potere maschilista e ingannevole! Pensate che l’antica Roma fosse tutta gloria e democrazia? Macché! SPQR, quel simbolo che ancora sventola come un trofeo, sta per “Senatus PopulusQue Romanus”, ovvero “Il Senato e il Popolo Romano”, e risale alla tarda Repubblica, intorno al I secolo a.C. Appare su epigrafi e monete, specialmente sotto Augusto, il primo imperatore che ha saputo far sembrare il caos un piano geniale. Ma attenzione, perché alcuni studiosi sospettano che in tempi più antichi la “Q” potesse stare per “Quiritum”, trasformando tutto in “Senatus Populusque Quiritum Romanus”, un omaggio ai cittadini romani delle origini, tipo quelli di Romolo nell’VIII secolo a.C. Chissà se Romolo avrebbe approvato questo trucco per mascherare il vero boss in carica?
Ma andiamo oltre: questa formula non era solo un bel slogan, bensì un trucco astuto per far credere che il Senato e il popolo remassero insieme, anche quando in realtà il Senato era il club esclusivo delle famiglie ricche e potenti. Nella Repubblica, dovevano agire “in comunione”, ma nell’Impero? Il princeps, cioè l’imperatore, governava in nome del popolo, teoricamente d’accordo con il Senato – che ormai era un guscio vuoto, pieno di anziani nobili senza vero potere. Un po’ come certe assemblee moderne, no? Promesse a gogo, ma il capo fa come gli pare.
E non finisce qui: SPQR è tornato di moda nel Medioevo, quando il comune di Roma se lo è ripreso per sfidare il papa, quel tizio che pretendeva di comandare tutto. Simbolo di ribellione contro il potere temporale? Sì, ma con un tocco di ipocrisia, perché alla fine era sempre una scusa per i potenti per mantenere il controllo. Ah, la storia, sempre uguale: simboli epici per nascondere le solite lotte di potere!