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Arbitri umani superati dalla precisione di Hawk Eye nel tennis: come funziona e quanto è più avanzata della valutazione umana

La tecnologia spazza via i giudici di linea: “Out!” urla il robot mentre i tennisti dicono addio agli umani! Nel mondo del tennis, è rivoluzione: campi deserti, solo giocatori e un giudice di sedia solitaria a fare da testimone. Dal 2025, ATP e WTA hanno licenziato i giudici di linea, affidandosi al super-preciso “Electronic Line Calling Live” per non sbagliare più un colpo. Mentre gli Australian Open l’hanno adottata nel 2021, gli US Open nel 2022 e Wimbledon ha infranto la sua tradizione di 147 anni quest’anno, Roland Garros resta l’unico Slam testardo che si affida ancora a umani fallibili.

Ma andiamo al sodo: l’arbitraggio nel tennis si riduce a un grido – “in” o “out” – e la non mente. I giudici umani, con i loro occhi stanchi e pieni di , sbagliano l’8,2% delle volte, specialmente con palline che sfrecciano a 200 km/h a pochi cm dalla linea. Invece, il “Occhio di falco” di Hawk-Eye, comprato da Sony, è una bestia: usa 12 telecamere per tracciare la traiettoria in 3D a 340 fotogrammi al secondo, urlando “Out!” quando serve, e con un margine d’errore ridicolo tra 2,2 e 3,6 mm. Installarlo costa 100 mila dollari e tre giorni di calibrazione, ma almeno non si distrae per lo stress o un caffè freddo.

Poi c’è la terra rossa, quel campo traditore che ha fatto incavolarsi tutti. Roland Garros è l’ultimo baluardo, ma tornei come gli Internazionali di Roma dal 2025 hanno ceduto alla tecnologia – e oh, che casino! Giocatori come Sascha Zverev e Aryna Sabalenka non si sono trattenuti: hanno postato sui social gli errori di Hawk-Eye, lamentandosi che i segni sulla terra non contano niente, perché il giudizio elettronico è “insindacabile”. La superficie cambia con il vento o l’umidità, richiedendo ricalibrazioni ogni partita, cosa che rende tutto un incubo logistico.

E non dimentichiamo il rivale: FoxTenn, la “volpe” spagnola che sfida il falco. Approvata nel 2016 dopo test rigorosi, usa 40 telecamere, scanner e per catturare il rimbalzo in reale con un tasso d’errore pari a zero – o almeno così dicono – grazie a 150.000 immagini al secondo. Tornei minori l’hanno adottata, specie sulla terra rossa dove i segni sono evidenti, ma i costi folli la rendono un lusso per pochi. Insomma, nel tennis, la tecnologia regna sovrana, e gli umani? Beh, forse è ora di mandarli in pensione con una racchetta arrugginita.

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