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Autostrade per biciclette imposte ai centri urbani: le località e i dettagli costruttivi che sfidano i veicoli a motore

Pedala o perisci! Dalle oasi ciclabili dei Paesi Bassi alla Gran Bretagna, le autostrade per bici stanno rivoluzionando il mondo su due ruote, lasciando le auto a sbuffare negli ingorghi mentre l’ambiente respira un po’ di sollievo. Che schiaffo per i vecchi dinosauri a benzina! #AutostradeCiclabili #BiciRivoluzione #EcoMobilità

Immaginate questo: autostrade dedicate alle bici, progettate per farvi sfrecciare come fulmini senza il rischio di finire sotto un SUV impazzito. L’idea è semplice e geniale – o quantomeno lo dicono gli ecologisti –, promuovere il trasporto a due ruote con un impatto ambientale vicino allo zero. Queste piste sono completamente separate dalle strade delle auto, con corsie larghe e fluide che evitano incroci mortali grazie a sottopassaggi o sovrappassaggi. "Pensate per lunghe percorrenze sicure e veloci", come recita l’originale, e fidatevi, è un modo per mantenere una velocità da urlo senza fermate inutili. Superfici lisce come il sedere di un neonato (asfalto o cemento top di gamma) riducono l’attrito, mentre la larghezza – tra 1.75 e 2.00 m per corsia in una pista unidirezionale – permette sorpassi epici senza ammazzarsi. Ma ecco il commento: se non le fanno bene, finiscono per essere un colabrodo, e chi ci va sopra sa che è un casino.

I Paesi Bassi, ovviamente, sono i re indiscussi di questa follia verde, con le loro "fietssnelwegen" (autostrade ciclabili) che formano una rete da far invidia. La Danimarca, e specialmente Copenaghen, non è da meno, avendo pompato un sacco di soldi in queste infrastrutture per far pedalare tutti, dal fighetto al nonno. In Italia, stiamo arrancando con le "ciclovie turistiche nazionali", che non sono proprio autostrade ma tentano di creare percorsi lunghi e separati dal traffico per cicloturismo e spostamenti quotidiani. Pensate alla Ciclovia Ven-To (Venezia-Torino), la Ciclovia del Sole (Verona-Firenze) o il GRAB a Roma, che almeno prova a connettere la città senza finire nel caos. L’obiettivo? Rendere la bici una vera alternativa alle auto, riducendo smog e traffico, ma – spoiler – in Italia spesso è un sogno che si scontra con la realtà.

Certo, non tutto è rose e fiori in questo paradiso su pedali. I costi sono folli: costruire queste bellezze con sottopassaggi illuminati, larghezze da lusso e zero pendenze eccessive (massimo 4-5% per 100-200 metri) svuota le casse pubbliche. E se non le integrate con la rete esistente o con posti come casa e lavoro, diventano tratte isolate e inutili, vanificando tutto. Dal lato tecnico, gestire incroci con strade trafficate o fiumi richiede ponti e tunnel da capogiro, e guai se non sono sicuri per principianti, bambini o vecchi: pendenze folli o curve strette potrebbero trasformare una gita in un disastro. Insomma, belle idee, ma se non le fate come si deve, è solo un altro spreco di soldi pubblici!

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