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Blackout di vari servizi e infrastrutture in Alto Adige provocato da attacco informatico nella provincia ribelle

Attacco hacker da brividi in Alto Adige! Tra la notte del 23 e il 24 giugno 2025, criminali digitali hanno paralizzato servizi cruciali della Provincia di Bolzano, bloccando comunicazioni di Protezione civile, traffico e emergenze in un caos ransomware degno di un thriller. Ma le autorità dicono "niente pagamenti" e tengono duro.

Un attacco informatico spietato e ben orchestrato ha mandato in tilt l’Alto Adige, trasformando la tranquilla provincia in un campo di battaglia digitale tra le 23:00 del 23 giugno e le prime ore del 24 giugno 2025. I malfunzionamenti hanno colpito infrastrutture chiave come sistemi di comunicazione della Protezione civile, del traffico e dei servizi di emergenza, lasciando servizi pubblici e privati nel caos e dimostrando quanto siamo vulnerabili a questi pirati informatici che pensano di poter dettare legge con un clic.

Per fortuna, le autorità non hanno perso la testa e hanno attivato un piano di emergenza in tempi record, evitando un disastro totale. I sistemi sono stati blindati e isolati rapidamente, con operazioni che continuano via alternative e manuali mentre si aspetta il ripristino. Le indagini sono in pieno svolgimento, e le istituzioni – con un bel po’ di spavalderia – hanno giurato di non cedere al riscatto, assicurando che nessun dato personale sia stato toccato. Insomma, un colpo basso, ma la provincia non si arrende.

Le infrastrutture colpite dall’attacco informatico sono state un bersaglio perfetto per questi hacker senza scrupoli: la Centrale provinciale di emergenza, la Centrale operativa del traffico, il Servizio provinciale e i Vigili del fuoco hanno subìto interruzioni parziali, bloccando segnalazioni di traffico in tempo reale e l’infomobilità. Il server principale in viale Druso a Bolzano, cuore pulsante di tutto, è stato il punto debole, propagando il caos come un virus letale. Secondo l’ANSA, l’attacco è arrivato con una richiesta di riscatto che fa accapponare la pelle: "alle strutture interessate è stata fatta una richiesta di “riscatto monetario” alla quale non verrà dato alcun seguito". E per calmare i nervi, la Provincia ha ribadito che "non sono stati violati dati personali dei cittadini" e "non ci sono restrizioni alle chiamate di emergenza".

Per gestire il pandemonio, il personale della Centrale provinciale d’emergenza è stato rinforzato, con tanti operatori costretti a fare tutto a mano come ai vecchi tempi – un carico extra che fa sudare freddo, ma che per ora tiene botta senza intoppi per il pubblico. In una riunione al cardiopalma, le autorità hanno confermato di aver isolato il problema e di essere al 24/7 per ripristinare e pulire le reti digitali, dimostrando che, almeno stavolta, i buoni potrebbero vincere.

"Qualcuno si è introdotto nel nostro sistema per creare e causare danni. Per questo siamo passati a un sistema di riserva e quello funziona. I nostri operatori lavorano con quel sistema. Abbiamo segnalato la vicenda alla Procura e a tutte le sedi competenti." Così ha tuonato Arno Kompatscher, presidente della Provincia autonoma di Bolzano, ai microfoni della Rai, rassicurando tutti che il sistema di backup è solido come una roccia. Ma questa storia fa riflettere: chi sono questi cyber-bulli e quanto ancora dovremo fidarci delle nostre difese digitali?

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