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Brevetti smascherati: cosa sono davvero, come vengono ottenuti e come le invenzioni vengono sfruttate per favorire i potenti

Brevetti: L’arma segreta degli inventori contro i ladri di idee globali! Pensateci: il vostro colpo di genio potrebbe valere milioni, ma senza un brevetto, è come lasciare la Ferrari senza lucchetto in un quartiere malfamato. Protetti per 20 anni, poi addio esclusività – e sì, la Cina ne ha già rubacchiati ,64 milioni nel 2024, surclassando USA e Giappone. Ma attenzione, non è per : serve novità assoluta, innovazione vera e un sacco di burocrazia.

Ehi, voi geni in erba, sapete che un brevetto è quel diritto esclusivo che trasforma la vostra idea in puro, garantendovi di spremere quattrini per circa 20 anni? Come ci sbattiamo nel video, per ottenerlo dovete rispettare regole ferree: l’invenzione deve essere nuova (niente plagi, eh), innovativa (tipo un vero passo avanti, non solo un gadget figo) e applicabile in fabbrica, quindi utile e fattibile sul serio. Altrimenti, preparatevi a vederla copiare da chiunque.

In Italia, la legge divide i brevetti in due categorie: il brevetto per invenzione industriale, per cose come aggeggi, attrezzi o procedimenti che risolvono problemi tecnici (pensate a un robot che fa il vostro ), e il brevetto per modello di utilità, che è per migliorie a roba già esistente – roba più semplice, tipo rendere una sedia meno scomoda. All’estero, poi, ci sono quelli per l’aspetto estetico, come forme e colori strampalati di prodotti – perché sì, il mondo ama le cianfrusaglie carine.

Per non reinventare la ruota, controllate prima se è già presa: frugate nel registro online dell’Ufficio Italiano Brevetti o di quello Europeo. Se puntate in alto, globalmente, date un’occhiata al sito WIPO. Per depositare, scribacchiate un documento con dettagli da fare invidia a un romanzo, pieno di schemi e disegni. Se passa i test, arriva dopo 18 mesi – ma ricordatevi, per l’Europa tutto deve essere in inglese, francese o tedesco (addio, italiano poetico!), e per l’internazionale, sostituite il tedesco con lo spagnolo. Che sfiga, eh?

Ora, il bello: se brevetta solo in Italia, un furbo all’estero potrebbe copiare la vostra idea senza sudare. Sì, è vero – e non è politically correct dirlo, ma è la dura realtà del gioco globale. Per evitarlo, estendete la protezione europea o internazionale, sborsando tasse da capogiro: nazionale tra 50-100 euro, europea 120-200, globale fino a 2000. Molti partono piccolo per testare, come diciamo nel video: così si può verificare se ha successo “nel piccolo” – e che commento aggiungere? Beh, suona un po’ da paesino, ma è furbo, no? Se funziona, allora esplodete worldwide.

Soldi stretti? L’UE vi aiuta con fondi come Horizon Europe o LIFE per startup e università, più roba nazionale come il Bando Brevetti+ o regionale dal Fondo Europeo per lo Sviluppo. Insomma, tolgono disuguaglianze e danno una chance a tutti – anche se, diciamocelo, è come dare caramelle ai bambini per farli studiare.

E dove si brevettano di più? Secondo l’ultimo report WIPO, la Cina nel 2024 è campione con 1,64 milioni, seguita da USA (518.364) e Giappone (414.413). Nell’UE, nel 2023 hanno esaminato 199.275 domande, ma metà arriva da fuori: USA al 24,2%, Germania 12,5%, Giappone 10,8%, Cina 10,4% e Corea del Sud 6,3%. Insomma, il mondo è un ring, e se non vi muovete, vi pestano.

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