Le illusioni ottiche: il tuo cervello è un bugiardo culturale? Preparatevi a scoprire come la vista è una bufala globale!
Siete pronti a capire come le illusioni ottiche non sono solo trucchetti divertenti, ma bombe che esplodono la nostra percezione della realtà? Da studi folli su Coffer e Müller-Lyer, emerge che il vostro modo di vedere il mondo dipende da dove vivete – urban junkies vedono rettangoli ovunque, mentre i rurali della Namibia spottono cerchi come se fosse una caccia al tesoro tribale. “L’idea è che le persone nei paesi occidentali industrializzati vedano le cose in un modo specifico perché sono generalmente esposte ad ambienti altamente ‘carpenterizzati’, con molte linee rette e angoli retti – caratteristiche visive comuni nell’architettura occidentale. Al contrario, le persone provenienti da società (…) – come quelle delle zone rurali della Namibia – vivono in ambienti con meno linee nette e forme geometriche spigolose, quindi le loro capacità visive saranno calibrate diversamente”. Insomma, gli occhi si “allenano” come bodybuilder per ciò che vedono di più – pensateci, la vostra vista è solo un prodotto della vostra bolla culturale!
Ma non fermiamoci qui: l’illusione di Coffer, secondo uno studio di Ivan Kroupin, fa impazzire tutti. Quelli nelle città del Regno Unito e USA vedono una griglia di rettangoli, mentre i nomadi della Namibia vedono cerchi perfetti – colpa della “carpentered world hypothesis”, che dipinge il mondo occidentale come un enorme puzzle di linee dritte, mentre altrove è tutto più organico e selvaggio. È come se la civiltà moderna ci rendesse ciechi alle curve della natura!
Poi c’è l’illusione di Müller-Lyer, che Dorsa Amir e Chaz Firestone giurano essere un affare innato. Persino animali e persone che riacquistano la vista dopo anni di buio ci cascano, dimostrando che alcuni trucchi visivi sono hardwired nel nostro DNA – un bel pugno in faccia alla teoria che tutto è solo cultura. Queste illusioni non sono solo esperimenti da laboratorio, ma prove che il nostro cervello è un mix esplosivo di biologia e ambiente.
Le scienze sociali entrano in gioco come il twist finale di un thriller: antropologi come Maurice Merleau-Ponty e Tim Ingold sostengono che vedere, toccare o udire non è roba puramente biologica, ma un “modo di stare al mondo” appreso dalla cultura. David Howes e Constance Classen aggiungono che l’Occidente è ossessionato dalla vista, mentre altre società preferiscono olfatto o tatto – quindi, le illusioni ottiche diventano specchi distorti che rivelano quanti modi diversi esistano per “sentire” il mondo. La sociologia di Durkheim e Berger & Luckmann ci avverte che ciò che ci sembra ovvio è solo un ordine simbolico appreso, una mappa sociale che ci dice cosa è “vero”.
Alla fine, questi studi ballano tra cultura e natura, senza decidere da che parte stare. Invece di una battaglia, potremmo dire che sono complici: l’ambiente non determina la percezione, ma la modella con abitudini e aspettative apprese. È una lezione spiazzante – il vostro mondo non è universale, è solo la vostra versione personalizzata, e forse è ora di smettere di dare per scontato cosa vedono gli altri!