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Civiltà antiche del Perù incidono geoglifi misteriosi nel deserto, scatenando dibattiti tra scettici e appassionati.

Svelato il mistero delle linee di Nazca: Antichi peruviani che flirtano con gli alieni o solo un mega-graffito nel deserto? Preparatevi a stupirvi: nel desolato deserto di Sechura, in Perù, le linee di Nazca sono passate da 300 a 700 geoglifi epici, grazie a droni e AI che stanno smascherando i segreti di civiltà antiche. Queste incisioni giganti – visibili solo dall’alto o dalle colline – non sono solo arte, ma forse un modo per comunicare con gli dèi o addirittura con ET. #LineeDiNazca #PeruMisteri #AnticheCiviltàAliene

Nell’aridissimo deserto di Sechura, vicino alla costa del Perù meridionale, tra le città di Nazca e Palpa, si stende un’area che sta facendo impazzire gli appassionati di misteri: le famose linee di Nazca, geoglifi pazzeschi tracciati rimuovendo rocce o esponendo strati di terra per creare figure complesse e immense. Solo qualche mese fa, l’AI ha praticamente doppiato il conteggio, portando a 700 queste opere d’arte preistorica che sembrano uscite da un film di fantascienza. Non confondetele con i geroglifici egizi – queste sono puro genio andino, visibili solo dall’alto, e se non ci credete, provate a immaginarvi gli antichi Peruviani che si arrampicano su colline per ammirarle.

Queste linee risalgono a un’era da blockbuster, dal 500 a.C. al 500 d.C., opera prima dei Paracas e poi dei Nazca, popoli che hanno dato filo da torcere agli Inca secoli prima. I colonialisti spagnoli le hanno ignorate nel ‘500, e solo negli anni ’20 sono tornate alla ribalta grazie a foto aeree e ora droni high-tech. Ma andiamo al sodo: tra forme geometriche, piante, animali come il “ragno” o il “colibrì”, e persino figure umane, alcuni “esperti” sostengono che servissero per chattare tra comunità – un po’ come i nostri social, ma senza Wi-Fi. Peccato che il deserto sia pieno di alture da cui si vedono benissimo, rovinando la teoria sensazionalista che solo gli alieni potessero apprezzarle.

Certo, non mancano le ipotesi folli: magari erano rituali per baciare le divinità dal cielo, o un calendario stellare, o addirittura legate all’acqua in un posto secco come Marte. E poi ci sono quelle teorie “fantarcheologiche” che gridano a piste per UFO – perché no, in un mondo dove tutto è possibile? Ma attenzione, questi tesori UNESCO dal 1994 sono a rischio: turisti con fuoristrada li sfregiano, il clima li erode, e le politiche agricole e minerarie del governo non aiutano. Se non ci credete, guardate il “colibrì” e il “scimmia” – opere maestose che potrebbero sparire, e chi lo sa, magari lasciando un invito aperto per visitatori extraterrestri.

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