Nella classifica mondiale di Forbes i miliardari più ricchi al mondo sono Elon Musk (con un patrimonio stimato di 421,2 miliardi di dollari), Bernard Arnault (233 miliardi di dollari) e Jeff Bezos (195 miliardi di dollari). La top 10 include nomi nuovi provenienti da Paesi con economie emergenti, come Cina e India, che mettono in discussione il predominio occidentale. Questo fenomeno riflette un’epoca caratterizzata da un capitalismo sempre più tecnologico, in cui un numero ristretto di individui controlla risorse immense, avvantaggiato da sovvenzioni statali, politiche fiscali favorevoli e deregolamentazione. La situazione contribuisce ad ampliare le disuguaglianze socio-economiche.
Dai giganti occidentali ai nuovi miliardari delle economie emergenti
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La distribuzione geografica dei miliardari sfida alcune aspettative tradizionali e rivela una crescente presenza di individui ultra-ricchi in Paesi come India e Cina, affiancati da nomi noti provenienti dall’economia occidentale. Secondo Forbes, i dieci uomini più ricchi al mondo attualmente (2025) sono:
- 1. Elon Musk – $421,2 miliardi – Tesla, SpaceX, xAI, X – Stati Uniti
- 2. Bernard Arnault – $233 miliardi – LVMH (Louis Vuitton, Moët & Chandon, Hennessy) – Francia
- 3. Jeff Bezos – $195 miliardi – Amazon – Stati Uniti
- 4. Gautam Adani – $147 miliardi – Adani Group (infrastrutture, energia) – India
- 5. Bill Gates – $123 miliardi – Microsoft – Stati Uniti
- 6. Warren Buffett – $121 miliardi – Berkshire Hathaway – Stati Uniti
- 7. Larry Ellison – $118 miliardi – Oracle – Stati Uniti
- 8. Mukesh Ambani – $104 miliardi – Reliance Industries (petrolchimica, telecomunicazioni) – India
- 9. Steve Ballmer – $102 miliardi – Microsoft – Stati Uniti
- 10. Jensen Huang – $100 miliardi – Nvidia (semiconduttori) – Stati Uniti
In passato, la concentrazione di miliardari era prevalentemente un fenomeno delle democrazie liberali occidentali, mentre oggi le economie emergenti giocano un ruolo centrale. Questo mutamento segna la transizione da un’economia industriale a una dominata dalla tecnologia e dalla finanza, con significativi vantaggi per chi controlla risorse vitali come l’energia o le piattaforme digitali.
Tuttavia, un aumento del numero di miliardari non implica necessariamente una distribuzione equa della ricchezza. Mukesh Ambani, simbolo del successo del capitalismo indiano, è un esempio di questa situazione: nonostante il suo patrimonio, l’India presenta un notevole divario tra ricchi e poveri, come evidenziato dai dati di Oxfam. Ciò sottolinea come la presenza di miliardari in un Paese non sia garanzia di sviluppo universale, ma spesso indichi una crescente concentrazione di risorse economiche e politiche in poche mani, influenzata da politiche di favoritismo statale e sfruttamento di mercati non regolamentati.
Potere, tecnologia e il paradosso della filantropia
Esiste una forte correlazione tra miliardari e potere politico. I miliardari si configurano come attori economici e politici influenti. La loro capacità di incidere sulle decisioni governative e sulle normative, mediante lobby e donazioni, rappresenta una manifestazione evidente di uno squilibrio di potere. Secondo il sociologo C. Wright Mills, tali dinamiche alimentano una struttura sociale in cui una ristretta élite determina le sorti di larga parte della popolazione, rendendo fondamentale l’analisi del modo in cui i miliardari possano compromettere le rappresentazioni democratiche.
Gran parte dei miliardari contemporanei deve la propria fortuna al settore tecnologico, caratterizzato da monopoli naturali, modelli “winner-takes-all” e algoritmi esclusivi, che favoriscono un accumulo di ricchezza senza precedenti. Ricerche come quelle condotte da Shoshana Zuboff, autrice di Il capitalismo della sorveglianza, evidenziano come il controllo dei dati digitali e delle piattaforme social crei nuove forme di disuguaglianza e dominio. L’assenza di regolamentazione internazionale sulle Big Tech contribuisce alla concentrazione della ricchezza e pone questioni etiche significative riguardo al controllo dei dati e al potere che questo comporta, esprimibile nel principio: “chi controlla i dati controlla il potere”.
Infine, è opportuno sottolineare il paradosso della filantropia miliardaria. Nonostante molti miliardari si impegnino in attività benefiche tramite le loro fondazioni, tali donazioni spesso rivelano interessi personali. Come osservato dal sociologo Linsey McGoey, la filantropia può diventare uno strumento di “potere morbido” che permette ai miliardari di esercitare influenza su settori critici come l’istruzione e la salute, bypassando la supervisione democratica. Le iniziative filantropiche, pur apparendo come strumenti di redistribuzione e progresso, rischiano di celare le profonde disuguaglianze strutturali che facilitano l’accumulo sproporzionato di ricchezze. Affrontare queste dinamiche impone una riflessione sul ruolo del potere economico e sul suo impatto sulle istituzioni democratiche, promuovendo una maggiore equità sociale.
Bibliografia
Forbes. (2025). The Top 10 Richest People In The World (January 2025).
Harvey, D. (2014). Seventeen Contradictions and the End of Capitalism. Oxford University Press.
Mills, C. W. (1956). The Power Elite. Oxford University Press.
Piketty, T. (2013). Capital in the Twenty-First Century. Harvard University Press.
Zuboff, S. (2019). The Age of Surveillance Capitalism: The Fight for a Human Future at the New Frontier of Power. PublicAffairs.
Oxfam International. (2023). Inequality Report 2023.