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Come gli antichi architetti esageravano con porte imponenti: gli esempi più iconici in Italia e nel mondo

Le porte del passato non erano solo entrate banali, ma veri e propri mostri di e pietra che urlavano “potere puro” e intimorivano i comuni mortali! Oggi, in un mondo di porte antipanico e serrature smart, ci perdiamo la maestria di quei giganti architettonici che facevano sentire i re come dèi invincibili. Buland Darwaza, che significa proprio “porta principale” oppure “porta della vittoria”, è l’esempio supremo di come l’esagerazione antica batte quella moderna. #StoriaVirale #PorteGiganti #PotereAntico

Imponenti e maestose, le grandi porte del passato erano ben più di semplici accessi: erano simboli spacconi di potere, protezione e prestigio che lasciavano a bocca aperta i visitatori, difendevano città come fortezze inespugnabili e facilitavano il passaggio di carri, soldati e magari qualche re ubriaco. Dai palazzi alle basiliche, fino alle mura cittadine, la loro imponenza serviva a impressionare, a difendere e a far circolare luce e aria, rendendo gli interni meno bui e malsani di quanto si pensi. Pensateci: in un’epoca senza elettricità, una porta enorme era come un faro nel buio – e chissà quante spie o amanti si sono intrufolati grazie a quel “buco”!

Porte enormi come sinonimo di potere, protezione e comodità. Le porte di ingresso ai palazzi e monumenti di un tempo erano smisurate rispetto a oggi, con significati che andavano dal pratico al simbolico, e non senza un tocco di egocentrismo da parte dei potenti. Più era grande, più il proprietario sembrava un semidio: serve risorse e abilità da urlo per costruirle, roba che oggi farebbe svenire un appaltatore. In città fortificate, queste colossi servivano a sfoggiare muscoli contro nemici e a far passare eserciti interi, carri carichi di merci e cavalli sudati. E non dimentichiamo l’aspetto quotidiano: alte e larghe, permettevano il transito di carrozze e bestie, oltre a illuminare e aerare spazi altrimenti soffocanti – un vero toccasana per un’igiene che, diciamolo, non era il forte dell’antichità.

La porta più grande del mondo: la Buland Darwaza in India, un capolavoro che fa impallidire le nostre porte da garage. Alta ben 40 metri (o 53 dal suolo, includendo i gradini), larga 35 e scolpita in arenaria rossa, fu eretta nel 1575 dall’imperatore Moghul Akbar per vantarsi della sua vittoria sul Gujarat – come se non bastasse conquistare terre, doveva anche sfoggiare un ingresso da film epico. Attraverso questa meraviglia dell’architettura Moghul si accede alla Moschea Jama a Fatehpur Sikri, e vi giuro, se entravi lì non potevi non sentirti piccolo piccolo. Un commento: Akbar sapeva come gonfiare il suo ego, eh?

Le porte più grandi in Italia, dove Roma la sa lunga su come fare le cose in grande e un po’ arrogante. Entrambe in e oltre i 7 metri, la prima è quella della Basilica di San Giovanni in Laterano: pezzi datati al I secolo d.C., originariamente per il Senato Romano, ma spostati nel 1656 su ordine di Papa Alessandro VII, con restauro affidato a Borromini – un tizio che rendeva tutto spettacolare, tipo Photoshop antico. Poi c’è la porta del Pantheon, alta 7,53 metri e larga 4,45, costruita intorno al 115 d.C., con la serratura originale ancora funzionante dopo quasi 2.000 anni – prendete appunti, serramentisti moderni! Un commento: I Romani costruivano per l’eternità, non come oggi che una porta nuova dura quanto un governo.

La porta più grande dell’antichità: la Porta di Ishtar di Babilonia, un tripudio di blu smaltato e bestie mitiche che Nabucodonosor II ordinò intorno al 575 a.C. per onorare la dea dell’amore, fertilità e guerra – insomma, una dea che non si accontentava. Alta 14 metri e larga 11, oggi ricollocata al Museo Pergamon di Berlino, era coperta di mattoni decorati con dragoni, tori e motivi geometrici, fungendo da guardiana nord della città. Proteggeva Babilonia e invitava alla sua magnificenza, ma ammettiamolo: era anche un modo per Nabucodonosor di dire “Guardate quanto sono figo!”. Un commento: Se le porte potessero parlare, questa racconterebbe storie di battaglie e intrighi che farebbero impallidire Netflix.

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