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L’uragano Milton osservato dalla Stazione Spaziale Internazionale l’8 ottobre 2024. Credit: NASA

Il 10 ottobre 2024, alle 2:30 ora italiana, l’uragano Milton ha colpito la costa occidentale della Florida, causando pesanti danni. Questo evento ha portato a vittime, edifici distrutti e a 2 milioni di case senza elettricità, oltre a generare almeno 27 tornado nel suo cammino. La rapidità con cui Milton si è sviluppato ha colto di sorpresa climatologi e meteorologi. I fattori che hanno contribuito a questa intensificazione includono le elevate temperature delle acque del Golfo del Messico, le dimensioni modeste dell’uragano e la velocità dei venti in quota. Nella sola giornata del 7 ottobre 2024, poco prima di attraversare la penisola dello Yucatán, Milton ha subito un cambiamento drammatico, passando dalla categoria 1 della scala degli uragani (con venti fino a 150 km/h) alla devastante categoria 5, con venti che hanno toccato picchi di 285 km/h.

La crescita esponenziale dei venti di Milton

La definizione di “rapida” intensificazione di un ciclone viene attribuita quando i venti sostenuti aumentano di almeno 55 km/h nel giro di 24 ore. Tuttavia, l’uragano Milton ha superato questa soglia in modo sorprendente. Nell’arco di sole 24 ore, tra il 6 e il 7 ottobre, i venti hanno registrato un incremento di 153 km/h, un valore quasi triplo rispetto alla norma. Questa accelerazione sorprendente ha collocato Milton tra gli uragani più violenti mai documentati nell’Oceano Atlantico negli ultimi cento anni. Sebbene non siano del tutto chiari i motivi di questo rapido potenziamento, alcuni fattori chiave sembrano spiccare in questo contesto meteorologico così estremo.

Temperature del Golfo del Messico e dimensioni dell’uragano

Uno degli elementi cruciali per comprendere perché Milton sia diventato così potente è dato dalle temperature delle acque superficiali nel Golfo del Messico. I meteorologi affermano che il calore delle acque oceaniche funge da “serbatoio di energia” per gli uragani; più calde sono le acque, maggiore è l’energia che l’uragano può accumulare. Milton si è formato in un Golfo particolarmente caldo, con temperature intorno ai 30 °C il 7 ottobre, giorno della sua rapida intensificazione. Maggiore è la temperatura, più energia l’uragano ha a disposizione per alimentarsi e crescere. In aggiunta, le dimensioni relativamente contenute di Milton hanno contribuito alla sua rapida evoluzione. In generale, gli uragani più piccoli tendono ad aumentare la loro potenza più rapidamente, potendosi modulare in base alle condizioni atmosferiche circostanti. Questa caratteristica ha certamente facilitato il raggiungimento della massima categoria in tempi record.

Un altro aspetto significativo è rappresentato dal vertical wind shear, ovvero la bassa differenza di velocità dei venti tra il livello del mare e quelli in alta quota. Questo fattore tecnico aiuta un uragano a svilupparsi in altezza, generando una differenza di temperatura tra i livelli inferiori e superiori, il che si traduce in un maggiore accumulo di energia. Pertanto, queste dinamiche contribuiscono in modo sostanziale alla potenza e alla natura distruttiva di eventi atmosferici come l’uragano Milton.

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