Cosa sapere sul bruco peloso che danneggia le piante e le soluzioni per gestirlo efficacemente.

ifantria

Nei boschi e nei parchi urbani del Nord Italia, tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, è facile imbattersi in enormi quantità di bruchi pelosi che si fanno strada tra l’erba e cadono dagli alberi. Questi bruchi appartengono all’Ifantria americana (Hyphantria cunea), una farfalla della Famiglia Erebidi, giunta in Europa per un’introduzione accidentale dagli Stati Uniti. Le larve di questa specie sono notoriamente voraci, causando ingenti defogliazioni. È importante sottolineare che questi bruchi non sono pericolosi per l’uomo, in contrasto con i bruchi della Processionaria (Thaumetopoea pityocampa), che presentano peli urticanti e possono risultare dannosi per gli esseri umani e gli animali domestici. Esploriamo ora l’origine dell’Ifantria e il suo comportamento.

Dove vive e il ciclo vitale dell’Ifantria americana

Hyphantria cunea è una specie tipica del Nord America; si tratta quindi di una specie alloctona in Europa, la quale ha fatto la sua comparsa in Ungheria negli anni ’40 del secolo scorso, per poi espandersi in Nord Italia a partire dagli anni ’80. Attualmente, quest’insetto è presente in Canada, Stati Uniti e Messico, e si è diffuso in molte altre regioni, incluse Cina, Giappone, Corea, diverse nazioni europee e Russia.

La farfalla adulta, essendo una falena, si distingue per una lunghezza che va da 11 a 15 mm e per il suo caratteristico colore bianco, anche se esistono varianti locali con ali bianche punteggiate di nero. Al contrario, le larve mature raggiungono una lunghezza di 35-40 mm, sfoggiando una striscia scura dorso e tubercoli giallo-arancione, accompagnati da lunghi ciuffi di peli bianchi (10-12 mm) che, fortunatamente, non possiedono proprietà urticanti.

Durante l’inverno, l’insetto viene trovato nella fase di crisalide, contraddistinta da un colore bruno-rossastro, rifugiata nelle crepe della corteccia degli alberi o in vecchi travetti di legno. Le farfalle adulte della prima generazione depongono le uova nella parte inferiore delle foglie delle ospiti, generando voraci larve che si nutrono di rami e foglie, culminando in un notevole danno alla vegetazione.

Rimedi naturali per controllare la specie

Come suggerito dai servizi fitosanitari delle regioni Lombardia ed Emilia Romagna, esistono strategie per affrontare la proliferazione dell’Ifantria senza ricorrere a insetticidi:

  • Rimuovere i bozzoli non appena si concretizzano sulla pianta;
  • Proteggere il tronco degli alberi con paglia o cartone ondulato, in modo da attrarre le crisalidi per facilitarne la rimozione;
  • Applicare Bacillus thuringiensis per combattere le larve della seconda generazione in maniera biologica.

Il controllo naturale della popolazione di Ifantria può essere sostenuto dall’azione di diversi uccelli predatori, tra cui cuculi, rigogoli, cinciallegre e storni, notoriamente attivi nel Nord Italia. Anche alcuni ragni, vespe del genere Polistes e coleotteri Carabidi contribuiscono a mantenere sotto controllo le larve di questo insetto.

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