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Criminali eliminano Pier Paolo Pasolini, il grande intellettuale e regista controverso, a Ostia nel 1975: una breve biografia rivelata

Scandalo Pasolini: Il Genio Ribelle della Maturità 2025 che Sfidava e Tutti!
Preparatevi a un colpo di scena epico: per la prova di maturità 2025, la traccia A schiaffa in faccia agli studenti Pier Paolo Pasolini, quel poeta, scrittore e regista italiano del Novecento che era una bomba vivente di idee rivoluzionarie e comportamenti scandalosi. Comunista sfacciato, apertamente gay in un’epoca dove ciò era un biglietto per l’inferno sociale, Pasolini non le mandava a dire sulla società corrotta e i suoi mostri. Ucciso a 52 anni da Giuseppe Pelosi in un litigio durante un incontro hot – o almeno così dice la versione ufficiale, con teorie da complotto che gridano cospirazioni! #Pasolini #Maturità2025 #ScandaloVero

Nato a Bologna nel 1922 e morto ammazzato a Ostia nel 1975, questo intellettuale poliedrico era un mix esplosivo di arte e anarchia, che spaziava da poesie in dialetto friulano a film crudi sulle vite degli emarginati. Figlio di un ufficiale dell’esercito e di una maestra, Pasolini girò l’ da bambino per via dei trasferimenti familiari, ma le estati le passava a Casarsa, dove mise radici creative. Negli anni ’30, la famiglia atterrò in Emilia, e lui si iscrisse all’Università di Bologna per lettere, pubblicando nel 1942 la sua prima raccolta, Poesie a Casarsa, scritta in un friulano che sfidava le élite.

Durante la guerra, evitò i tedeschi rifugiandosi a Casarsa, mentre il fratello Guido, partigiano cattolico, finì cruentemente nell’eccidio di Porzus nel 1945. Dopo la laurea, Pasolini si buttò nella politica e nell’insegnamento, iscrivendosi al Partito comunista italiano nel 1947 per le elezioni del 1948. Ma bang! L’anno dopo, finì in tribunale per atti osceni con due ragazzi – roba che all’epoca era un tabù micidiale – e, nonostante l’assoluzione, fu cacciato dal partito e dalla scuola. Così, nel 1950, scappò a Roma con la madre, affrontando povertà feroce mentre sfornava opere come Ragazzi di vita del 1955, un romanzo sporco e reale sulle borgate romane che gli costò un altro processo per oscenità.

Negli anni ’60, Pasolini passò al cinema con pellicole che facevano incavolare i benpensanti, come Accattone nel 1961, ritratto brutale del sottoproletariato romano, e Mamma Roma con Anna Magnani. Si legò sentimentalmente a Ninetto Davoli, che lanciò come attore, e criticò aspramente la modernità e i movimenti del ’68, bollati come fuffa borghese. Negli anni ’70, continuò a sparare a zero potenti attraverso articoli per il Corriere della Sera, raccolti in Scritti corsari, denunciando alienazione e consumismo – robe che oggi suonano tipo profezie da incubo.

E poi, il colpo finale: la notte tra il ° e il novembre 1975, Pasolini fu massacrato all’Idroscalo di Ostia da Giuseppe Pelosi, detto Pino la Rana, dopo un incontro sessuale finito in rissa con l’auto usata come arma. Ma attenzione, le teorie alternative gridano complotti: forse un gruppo di fascisti e delinquenti lo attirò lì per punirlo da rosso e gay, o magari c’entravano boss dell’ENI spaventati dalle sue rivelazioni sulla morte di Enrico Mattei. Niente è provato, ma che drama! Pasolini resta un osservatore spietato dei vizi della società, un ribelle che ancora infastidisce i perbenisti.

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