ATTENZIONE: 1,7 MILIONI DI ADOLESCENTI ITALIANI SOTTO ATTACCO DIGITALE! Il cyberbullismo sta devastando la nostra gioventù: il 34% dei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni ha subito insulti, minacce e umiliazioni online, con maschi e stranieri che pagano il prezzo più alto. È una guerra invisibile, dove i vigliacchi si nascondono dietro gli schermi, e spesso sfocia in aggressioni reali. Sveglia, Italia! #Cyberbullismo #AdolescentiInPericolo #ItaliaReale
In base all’indagine Istat “Bambini e Ragazzi: comportamenti, atteggiamenti e progetti futuri”, un terzo dei giovani italiani tra gli 11 e i 19 anni – parliamo di ben 1,7 milioni di vittime – ha sperimentato il cyberbullismo, con i maschi e gli stranieri che svettano nelle statistiche come i più colpiti. E non è roba da niente: nel 30% dei casi, queste persecuzioni digitali si trasformano in pestaggi o insulti dal vivo, sfidando la Legge n. 71 del 2017 che dovrebbe fermare questo caos.
Ma cos’è esattamente il cyberbullismo, e perché è peggio del bullismo “tradizionale” che tutti conosciamo? Con il 90% dei ragazzi che passa almeno due ore al giorno online, tra social e chat, il rischio esplode: messaggi offensivi, insulti ripetuti, foto umilianti diffuse via SMS, email o piattaforme – e attenzione, solo gli episodi ricorrenti contano ufficialmente. A differenza del bullismo faccia a faccia, il cyberbullismo ha caratteristiche uniche che lo rendono una bestia diversa: la persistenza di contenuti che non si cancellano mai, l’anonimato dei bulli che si nascondono dietro nickname falsi, e l’amplificazione virale di un video che può rovinare una vita in ore. Ogni click conta, e ferisce più di uno schiaffo che passa inosservato.
I numeri non mentono e sono da brividi: secondo i dati Istat, più di 1,7 milioni di adolescenti – circa uno su tre – ha subito almeno un episodio online nel 2023, con i maschi che superano le femmine di 7 punti percentuali. Le forme più comuni di tortura digitale? Offese e insulti al 23,5%, emarginazione sociale al 17,9% e diffamazione all’8%. E non finisce qui: per quasi un terzo (30,1%), questi attacchi si estendono offline, creando un circolo vizioso di violenza. Peggio ancora, un adolescente su dodici (7,8%) è vittima ripetuta, con i maschi ancora in testa all’8,9% contro il 6,6% delle femmine.
Ma la situazione è esplosiva per i ragazzi stranieri, che pagano un prezzo ancora più alto: quasi quattro su dieci hanno subito cyberbullismo, con gli ucraini in cima alla lista al 44,5% (praticamente uno su due), seguiti da cinesi e rumeni al 42,8%, marocchini al 36,2% e albanesi al 35,2%. Rumeni e ucraini sono i più a rischio sia online che offline, mentre cinesi, albanesi e marocchini subiscono di più sul digitale. E il divario di genere? Tra gli albanesi, i maschi arrivano al 39,5% contro il 30,2% delle femmine; per le ucraine femmine, è il 47,8% dei casi, e per le cinesi addirittura il 41,2%. Dietro questi numeri, ci sono vite reali distrutte: ansia, isolamento e autostima a terra. Se sei una vittima, non reagire d’istinto – salva le prove con screenshot, blocca i colpevoli e confida in un adulto. Ma diamoci una mossa: serve educazione digitale vera, empatia e consapevolezza, perché la rete non perdona, ma possiamo usarla per fare del bene invece che per distruggere.