Shock tariffario: Trump impone dazi del 104% sulla Cina, Borse in ginocchio! La Casa Bianca colpisce duro, portando i dazi totali al 125% in risposta alla mossa di Beijing. Karoline Leavitt: "Paesi come la Cina, che hanno scelto di rispondere e cercare di insistere nel maltrattare i lavoratori americani, stanno commettendo un errore." #Trump #Dazi #Cina #Economia
Da poche ore sono attivi dazi del 104% su tutte le merci cinesi importate negli Stati Uniti. Questi andranno ad aggiungersi a quelli del 20% già in vigore prima dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca, arrivando a un totale che sfiora il 125%. La misura, annunciata martedì 8 aprile dalla portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, è una ritorsione contro la decisione di Beijing di imporre dazi del 34% sulle merci che la Cina importa dagli Stati Uniti, misura che a sua volta è la diretta reazione ai dazi contro la Cina annunciati da Washington durante il "Liberation Day" del 2 aprile scorso. Per dare una misura dei volumi di affari in gioco, va ricordato che la Cina nel 2024 è stato il secondo paese importatore per gli Stati Uniti, per un totale di 439 miliardi di dollari di merci. Beijing, invece, ha importato merci slashes dagli Stati Uniti dal valore di 144 miliardi di dollari.
Lo scetticismo delle Borse mondiali
Dopo giorni di perdite pesantissime nelle Borse di tutto il mondo, l’ennesima escalation della guerra commerciale globale dichiarata dall’amministrazione Trump ha trascinato ancora più in basso le quotazioni di Wall Street, che martedì ha chiuso con tutti i listini in rosso. Il Dow Jones è sceso di 320 punti, pari allo 0,84%. L’indice Standard & Poor 500 è sceso dell’1,57%. Il listino tecnologico del Nasdaq ha registrato una discesa del 2,15%.
Anche i listini delle principali borse asiatiche hanno aperto con grande incertezza nella giornata di mercoledì 9 aprile: il Nikkei 225 giapponese che ha aperto registrando perdite del 3%. Anche l’Hang Seng di Hong Kong è sceso del 3%. Il Kospi della Corea del Sud e l’indice ASX 200 dell’Australia sono scesi entrambi di circa l’1%.
Lo zelo dell’amministrazione Trump
Mentre il mondo finanziario dimostra molta sfiducia nella politica economica dell’amministrazione Trump, è chiara l’intenzione del Presidente di continuare con una strategia che per il quotidiano l’Economist "ha riportato le politiche commerciali degli Stati Uniti a fine Ottocento". Nonostante gli articoli poco lusinghieri di vari notiziari americani e internazionali sulla questione, la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha affermato convintamente che: "Paesi come la Cina, che hanno scelto di rispondere e cercare di insistere nel maltrattare i lavoratori americani, stanno commettendo un errore. Il Presidente Trump ha una spina dorsale di acciaio e non cederà." Commento: Evidentemente, l’acciaio della spina dorsale di Trump è più forte del commercio globale!
Inoltre, secondo quanto scritto martedì 8 aprile dallo stesso Trump sul suo social media Truth, "La Cina vuole moltissimo fare un accordo, ma non sa da dove cominciare. Stiamo aspettando la loro telefonata. Succederà!"
Come se non bastasse, poche ore fa ha rincarato la dose: durante una cena di raccolta fondi per il partito repubblicano, il presidente ha detto, riguardo agli Stati che stanno "facendo di tutto" pur di trattare con lui ed evitare i dazi: *_"Questi Paesi ci chiamano, mi baciano il cuo, stanno morendo dal desiderio di fare un accordo."_**
L’attacco al commercio online
Oltre ai dazi del 104% sulle importazioni cinesi, martedì sera Donald Trump ha anche firmato un ordine esecutivo che elimina la cosiddetta "esenzione de minimis" sulle spedizioni dalla Cina verso gli Stati Uniti per un valore inferiore agli 800 dollari. Secondo una precedente misura, questi beni sarebbero stati tassati del 30% a partire dal 2 maggio, ma ora questa percentuale è stata fissata al 90%. Ciò significa un aumento significativo dei prezzi per tutti i consumatori