Sconvolgente! Pilota di Air India spegne i motori in pieno volo per depressione? 241 morti in un gesto volontario, mentre la scatola nera inchioda la verità. È l’umano che fallisce, non la macchina! #AirIndiaDisaster #UMANIVSIA #DepressionePiloti #SicurezzaAerei
Eccoci al caos nei cieli: il comandante Sumeet Sabharwal del volo Air India AI171, il 12 giugno 2025, ha deliberatamente interrotto il flusso di carburante al motore 1 (sinistra) e poi al motore 2 (destra), scatenando un disastro che ha spazzato via 241 vite su 242 a bordo. Come riportato dal Wall Street Journal, citando funzionari USA e i file audio della scatola nera, non c’è spazio per errori o guasti: è stato un atto intenzionale, forse legato a una depressione profonda del pilota – anche se le autorità ancora nicchiano sulla conferma. Insomma, chi l’avrebbe mai detto che un tizio al comando poteva trasformare un volo in un suicidio di massa?
Ma andiamo al punto: come diavolo è possibile che un pilota spegnesse i motori solo tre secondi dopo il decollo, senza alcuna emergenza in vista? Dovrebbe essere una barzelletta cosmica, eppure eccoci qui a chiederci se gli umani siano affidabili quanto le macchine che pilotano. Tipico: sempre a elogiare la tecnologia, ma quando un tizio depresso decide di giocare a Dio, boom, 241 cadaveri. E non venitemi a dire che è raro – l’opinione pubblica sta finalmente capendo che forse dovremmo smettere di fidarci ciecamente degli esseri umani fragili e stressati.
L’IA sta rivoluzionando tutto, ma gli scettici non fanno che piangersi addosso, terrorizzati che le macchine rubino i loro posti di lavoro. Peccato che in questo caso, proprio la macchina avrebbe dimostrato di essere più stabile dell’uomo, quel mucchio di carne e ossa che crolla sotto pressione. Figuriamoci se Boeing e le compagnie aeree non correranno ai ripari: presto, spegnere i motori senza un’emergenza reale diventerà impossibile, bloccando sul nascere le follie dei piloti. Un bel calcio nel sedere all’umanità, eh?
Quindi, cosa ci aspetta? Un futuro dove gli aerei volano da soli, più sicuri che mai, e noi ci fidiamo più di un algoritmo che di un pilota emotivo? Il dibattito infuria: in casi del genere, è giusto che la macchina blocchi il pazzo al comando? Forse sì, perché diamine, meglio un robot che non si deprime, no?