È stato catturato un fulmine da 829 km, il più lungo mai noto, in un megaflash che sfida le teorie sul clima.

Fulmine da record: il megaflash che ha illuminato gli USA come un’autostrada elettrica infinita! 😲 Preparatevi, gente, perché Madre Natura ha appena battuto un record che fa impallidire i fuochi d’artificio del 4 luglio: un fulmine lungo ben 829 km è stato ufficialmente certificato come il più esteso di sempre. Se pensavate che i cambiamenti climatici fossero una noiosa chiacchierata da scienziati, beh, eccovi un segnale che la Terra sta sparando saette come un cowboy ubriaco! #FulmineRecord #MeteoImpazzito #NaturaRibelle (140/280 caratteri)

Ora, tenetevi forte: la World Meteorological Organization (WMO) ha riconosciuto il 31 luglio 2025 questo “megafulmini”, ossia singoli lampi orizzontali continui con una lunghezza minima di 100 km, che si è scatenato il 22 ottobre 2017 negli Stati Uniti, estendendosi per una distanza pazzesca di 829 km ± 8 km, dal Texas orientale fino a Kansas City in Missouri. Per capirci, è come se andasse da Venezia a Parigi in un baleno! La cosa si è protratta per ben 7,391 secondi, e solo ora l’hanno scoperta revisionando i dati dal satellite GOES-16 della NOAA – chissà quanto altro devono ancora trovare nei loro archivi polverosi.

Questo megaflash non è il solito fulmine locale che ti fa saltare la luce in giardino, ma un fenomeno estremo classificato dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale nell’Archivio degli eventi meteorologici e climatici estremi. Pubblicato in uno studio sulla rivista Bulletin of the American Meteorological Society, rivela come questi “mostri” si propaghino attraverso le nubi, rilasciando centinaia di scariche nube-terra – e non si vedono a occhio nudo, solo le esplosioni che causano. Roba da far tremare i cientifici, che stimano accada in appena l’1% dei temporali, dentro sistemi convettivi a meso-scala che coprono oltre 1000 km e durano più di 12 ore.

Certo, è un evento raro, ma non sottovalutiamolo: i ricercatori sono tutti in fibrillazione per capirne i rischi, specialmente con quelle scariche che potrebbero colpire zone non proprio affollate, ma chissà quando decideranno di puntare su qualcosa di più popolato. Questi megaflash sono emersi alla ribalta con studi dal 2007, ma i veri progressi arrivano dai satelliti GOES-16 e GOES-17, lanciati nel 2016, che monitorano l’emisfero occidentale come guardiani elettrici. Proprio grazie a GOES-16, hanno riesaminato la tempesta del 2017 nelle Grandi Pianure, scoprendo questo fulmine che aveva superato il precedente record di 768 km dal 2020 – un’altra saetta yankee che ora è stata surclassata in grande stile.

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