Scontri esplosivi al confine tra Thailandia e Cambogia! I due vicini asiatici si stanno azzuffando per un antico tempio sacro, con morti, evacuazioni di massa e minacce di vera guerra. Bangkok accusa Phnom Penh di attacchi brutali, mentre gli USA pregano per la pace. È caos puro: 15 vittime, 100.000 sfollati e un F-16 pronto a scatenare l’inferno. #ConflittoAsia #ThailandiaCambogia #GueraTempli
Nuovi e furiosi scontri stanno infuocando il confine tra Thailandia e Cambogia, con accuse volate come proiettili su quel maledetto tempio di Ta Moan Thom – roba da non credere, visto che questa roba va avanti da secoli per colpa di confini coloniali mappati male. Fonti thailandesi sbraitano che l’esercito cambogiano ha scatenato l’inferno, causando la morte di 15 persone, tra cui 14 civili e un militare, e spingendo Bangkok a evacuare di corsa più di 100.000 persone da quattro province di frontiera. Il Primo ministro thailandese Phumtham Wechayachai non ci è andato leggero, dichiarando che “gli scontri potrebbero evolversi in una vera e propria guerra”. Insomma, da lite di vicinato a potenziale catastrofe globale in un battito di ciglia.
I due Paesi si accusano a vicenda di aver acceso l’escalation, un dramma che affonda le radici in dispute territoriali nate dall’epoca coloniale – robe vecchie di oltre un secolo, quando la Francia ha tracciato confini che nessuno ha mai davvero accettato. La Thailandia, furba, ha mandato in aria un caccia F-16 per prepararsi al peggio, mentre gli USA, fedeli alleati, urlano “basta ostilità” come se qualcuno li ascoltasse davvero.
Le radici di questo casino risalgono al 1907, quando la Francia – quei geni del colonialismo – firmò trattati con la Thailandia (allora Siam) per dividere l’Indocina, usando una catena montuosa come linea naturale. Peccato che le mappe francesi fossero un disastro, lasciando zone grigie che la Cambogia, indipendente dal 1953, ha rivendicato con forza. La Corte Internazionale di Giustizia ci ha provato nel 1962 e di nuovo nel 2013 a sistemare la questione, assegnando territori e templi come Preah Vihear alla Cambogia, ma la Thailandia? Niente da fare, continua a borbottare di accordi del 1907 e a ignorare le sentenze come se fosse un gioco.
E non dimentichiamo quel mostro di confine lungo 820 km, zeppo di templi sacri che entrambi vogliono a tutti i costi – roba che fa invidia alle liti europee o a quelle in Medio Oriente. Pensateci: le grandi potenze raramente si menano con i vicini, tranne casi come Russia-Ucraina, mentre gli USA se la cavano con Canada e Messico senza spargimenti di sangue. Cina e Russia? Beh, il loro rapporto è un casino a parte.
Negli ultimi mesi, le cose sono degenerate dopo l’esplosione di mine antiuomo che ha ferito militari thailandesi il 21 luglio, scatenando rappresaglie diplomatiche e blocchi ai confini – addio turisti! A complicare tutto, la Thailandia è nel caos interno: un terremoto lo scorso marzo e la rimozione della prima ministra Paetongtarn Shinawatra il 1° luglio 2024, dopo una telefonata “troppo amichevole” con l’ex leader cambogiano Hun Sen, vista come debolezza pura dalla folla inferocita.
Ora, gli occhi sono tutti su Ta Moen Thom, quel tempio strategico che tecnicamente è thailandese ma senza una sentenza ufficiale che chiuda la faccenda – ideale per nazionalismi esagerati e storie popolari. Chissà se finirà in una guerra totale o in una tregua fasulla; di sicuro, queste dispute non se ne andranno, armi o no.