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Facebook reintroduce il tasto downvote nei commenti, ma senza definirlo come non mi piace: ecco il suo vero scopo dietro le quinte.

Facebook Downvote: La Vendetta degli Utenti Social contro i Commenti da Bar!
Oh, finalmente, Meta sta testando quel pulsante downvote su Facebook che tutti aspettavamo per seppellire i commenti inutili e trolleschi – ma attenzione, non è il "non mi piace" che fa paura ai bigotti del politically correct! Dopo anni di lamentele e flop, questa freccia verso il basso anonima mira a segnalare cosa è spazzatura, aiutando gli algoritmi a pulire i thread senza scatenare guerre. "Facci sapere quali commenti non sono utili. Questo è anonimo". Preparatevi, perché i social stanno per diventare un po’ più spietati! #FacebookDownvote #SocialMediaFail #MetaMess

Ma andiamo al sodo: il tasto "downvote" non è per dire "non mi piace" e scatenare odiatori, bensì per marcare i commenti che non valgono un clic, tutto in anonima e solo per i commenti, non per i post. Pensateci, dopo che il "mi piace" del 2009 ha dominato il web, ora Meta vuole un feedback costruttivo per premiare i contenuti decenti e ignorare lo schifo. Niente numeri pubblici da ostentare, solo un modo per evitare che i thread diventino un circo di idioti – una mossa astuta, o un disastro in attesa?

Il mito del "non mi piace" su Facebook è vecchio come i social stessi. Dal 2009, quel pollice in su ha fatto miracoli, ma figuriamoci con post tristi tipo la scomparsa di un gatto o una morte tragica – chi ha mai voluto mettere "like" a roba del genere? Meta ha sempre detto no a un pulsante di disapprovazione per paura di troll e hate, proprio come YouTube che ha nascosto i "dislike" per non far fuori i creator deboli. Ora, però, questo downvote è diverso: puro segnalatore di inutilità, con una didascalia che chiarisce "Facci sapere quali commenti non sono utili. Questo è anonimo", per non confondere le acque.

Non è la prima volta che ci provano: Meta ha testato robe simili nel 2018 negli USA, su Messenger nel 2017 con un pollice giù, e persino Instagram ha provato il downvoting. Insomma, l’idea gira da anni, ma ora sembra più seria, focalizzata sulla qualità invece che odio gratuito. E con le del 2016 – amore, risate, rabbia – che hanno reso tutto più sfumato, questo downvote potrebbe essere il prossimo passo per non far degenerare i social in un campo di battaglia.

Ma attenzione ai rischi: introdurre un "non mi piace" ha portato guai, come nel 2012 quando truffatori usavano promesse di antipatia per diffondere adware e fregare gli utenti. Meta è sempre stata cauta, e per buoni motivi – chissà se stavolta eviteranno il caos o se finiranno per amplificare le solite dinamiche tossiche. Che ne dite, è un’innovazione epica o solo un altro bidone?

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