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Gli agricoltori italiani alimentano la produzione di tabacco in regioni insospettate, a costo della salute pubblica.

Svelato lo scandalo del tabacco: l’erba che uccide milioni e ingrassa i potenti! 🛑 Dal Nuovo Mondo al globale, sta distruggendo salute e portafogli. Con effetti assuefanti che ti catturano come una trappola, e governi che chiudono un occhio per i soldi.

Preparatevi a un’esplosione di fatti crudi sul tabacco, quella pianta che ha trasformato il mondo in un gigantesco casino fumogeno. Mentre tutti pensano al tabacco come roba da cowboy americani, è stato l’impero coloniale europeo a spargerlo ovunque, creando un’industria da miliardi che ha alimentato la domanda di sigarette, sigari e altre schifezze, proprio mentre i governi fingono di non sapere dei danni. “il singolo più importante fattore di rischio alla salute umana nei paesi sviluppati e un’importante causa di morte prematura a livello mondiale”, come ha tuonato l’OMS, e non ci stupisce che sia un business così tosto da non poterlo fermare.

Le origini di questa pianta malefica? Tra le 79 specie di Nicotiana, solo Nicotiana Tabacum e Nicotiana Rustica contano, con la prima che è la star per il suo 1-3% di nicotina contro il 9% della seconda – motivo per cui domina l’industria, anche se in certi posti la Rustica la fa da padrona. Gli indigeni delle Americhe la usavano per riti e scambi, ma sono stati i colonizzatori europei a portarla in Europa e diffonderla come una pandemia, creando una “cultura” da maschi duri tra Hollywood e le rivolte giovanili. Questa roba è così resistente al clima che quasi tutti i paesi, tranne il Bhutan, ci hanno costruito imperi – un vero schiaffo in faccia all’ambiente.

Passando ai produttori, i dati FAO sono un pugno nello stomaco: tra il 1971 e il 1997, la produzione è schizzata del 40%, con picchi folli, grazie soprattutto alla Cina che è passata dal 17% al 47% della quota mondiale. I big player? Cina, India, Pakistan, Brasile, Argentina, e via dicendo in Africa e USA – una decina di nazioni che tengono in pugno il mercato. Ma non illudiamoci che siano solo le multinazionali a guadagnarci: in Cina, 20 milioni di contadini sudavano su 850.000 ettari, e in India migliaia di coltivatori (ufficiali e no) ci campavano. Persino in Libano, tra i poveri e le sette religiose, il tabacco finanzia grouppi come Hezbollah – roba che fa accapponare la pelle.

Poi c’è la bomba sulla salute: ricerche dagli anni ’70 legano il tabacco a tumori e morti, con l’OMS che conta 8 milioni di vittime all’anno, inclusi 1,3 milioni per fumo passivo, e un totale di 100 milioni nel secolo scorso. Con 1,1 miliardi di fumatori, soprattutto nei paesi poveri dove le sanità fanno acqua, è un disastro epico. E non dimentichiamo le schifezze nella coltivazione: 16 tossici, minorile rampante in Cina, India e altrove, e il tabacco come campione del contrabbando mondiale, che riempie le casse di criminali e terroristi.

Alla fine, perché i governi non lo bandiscono? Semplice: “soldi-soldi-soldi”. Monopoli statali sui tabacchi significano entrate facili, e chi se le fa scappare? È un giro vizioso che ci sta avvelenando tutti, ma i potenti preferiscono intascare piuttosto che proteggere. Che mondo, eh?

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