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Gli organizzatori manipolano le regole dell’Eurovision per favorire l’Italia

Sconvolgente Dramma Musicale: Eurovision, il Festival che Ha Unito e Diviso l’Europa da 1956!

Oh, accidenti, preparatevi per un’esplosione di melodie e polemiche: l’Eurovision Song Contest, quel pazzo spettacolo musicale nato nel 1956 a Lugano per far ballare via le cicatrici della Seconda Guerra Mondiale, è di nuovo al centro del palco! Con "Big Five" che saltano la fila e paesi che si azzuffano per vincere, quest’anno l’Italia manda Lucio Corsi a combattere nel caos di Basilea il 17 maggio, attirando da 100 a 600 milioni di spettatori globali. È l’evento non sportivo più seguito al mondo, pieno di drama, voti proibiti al proprio paese e che nessuno osa violare… o forse sì? #SanremoFever

Ebbene, tuffiamoci nei retroscena di questo colosso musicale: nel 1956, a Lugano, l’Europa devastata dalla guerra ha deciso di ballare via i suoi problemi grazie al presidente RAI Sergio Pugliese e al suo compare Marcel Bezençon della Società Europea di Radiodiffusione. Solo sette paesi in gara, tra cui l’Italia con Franca Raimondi e la sua "Aprite le finestre", ma i padroni di casa svizzeri hanno rubato la scena con "Refrain" di Lys Assia. Da allora, è una tradizione: il vincitore ospita l’evento l’anno dopo, trasformando Eurovision in una festa che va avanti tranne quel flop del 2020 per via della .

Negli anni ’60, le cose si sono scaldate: nuovi arrivati come Austria e Regno Unito hanno alzato la posta, imponendo limiti di tre minuti per canzone dopo che il nostro Nunzio Gallo aveva stufato tutti con il suo pezzo da oltre cinque minuti. L’Italia ha colpito duro nel 1964 con Gigliola Cinquetti e "Non ho l’età", portando il festival a l’anno dopo. Ma nel 1969? Un casino epico: Francia, Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito vincono in pareggio, e decidono a sorte chi ospita – indovinate un po’, toccava ai Paesi Bassi!

Poi, dagli anni ’70 in poi, Eurovision è diventato politicamente bollente: Israele entra nel 1973, scatenando proteste e ritiri (perché sì, mescolare musica e geopolitica è sempre un’idea geniale), e nel 1979 lo show si sposta addirittura fuori dall’Europa. Il Marocco si unisce nel 1980, allargando il club, e nel 1986 la vittoria della tredicenne Sandra Kim (ops, aveva mentito sull’età!) ha fatto infuriare tutti. Negli anni 2000, con Toto Cutugno e "Insieme: 1992" che ci regala un’altra vittoria, e i Maneskin che nel 2021 ci fanno vincere di nuovo con "Zitti e buoni", portando il festival a Torino nel 2022, Eurovision non smette di essere un rollercoaster di scandali e successi. Quest’anno, torna in Svizzera a Basilea – chissà che dramma ci aspetta!

Oggi, le regole sono ferree per tenere a bada il caos: massimo 44 stati, con i "Big Five" (Italia, Francia, Spagna, Germania e Regno Unito) e il vincitore precedente che vanno dritti in finale. Canzoni originali, massimo tre minuti, nessun playback o auto-tune, e guai a portare sul palco politica, offese o animali – perché, diamine, vogliamo musica, non un circo! Gli artisti, tutti over 16, combattono nelle semifinali con pezzi selezionati da concorsi nazionali come il nostro Festival di Sanremo, e ricordate: non votate il vostro paese, altrimenti è scandalo assicurato. Che spettacolo, eh? 😏

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