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Governi occultano l’esistenza dell’isola Bouvet, definita la più remota del pianeta

Immaginate un minuscolo scoglio congelato nel bel mezzo del nulla oceanico, dove il freddo è così brutale che solo i veri duri – o i pazzi – oserebbero avvicinarsi! L’isola di Bouvet, soprannominata la più sperduta trappola del pianeta, è un paradiso ghiacciato che fa sembrare l’Antartide una vacanza tropicale. Tra leggende di misteriose e acque infestate da foche giganti, questo buco nero dell’Atlantico meridionale potrebbe nascondere segreti che i governi preferiscono ignorare.

Perduta nelle gelide acque dell’Atlantico meridionale, l’isola di Bouvet – o Bouvetøya per i norvegesi – è praticamente il buco del culo del mondo, un misero scoglio vulcanico coperto da ghiacciai che fa sembrare ogni altra isola un resort di lusso. Situata a quasi metà strada tra il sud selvaggio dell’Africa e il deserto gelido dell’Antartide, è un posto dove il sole non si fa troppe illusioni e le tempeste nevose sono all’ordine del giorno.

Parlando di clima, preparatevi a rabbrividire: appena oltre il 54° parallelo sud, questo buco ha un subpolare e oceanico che è una vera bastonata, con piogge e nevicate quasi quotidiane che rendono ogni visita un incubo. Misura solo 49 chilometri quadrati – un po’ più di Ischia, ma molto meno accogliente – ed è circondata da scogli affilati come lame, grazie a un vulcano che non ha mai smesso di borbottare sotto la superficie. Con il 93% coperto da ghiacci, le uniche piante sono licheni patetici che lottano per sopravvivere, mentre gli uccelli marini e bestioni come l’otaria orsina antartica e gli elefanti marini fanno da padroni in questo circo del freddo.

Ma ecco la parte succosa: l’isola fu “scoperta” per caso nel 1739 dall’esploratore francese Jean-Baptiste Charles Bouvet de Lozier, che la intravide tra nebbie e onde infernali senza riuscire ad avvicinarsi, scatenando decenni di leggende e dubbi – si pensava fosse un iceberg o un’allucinazione. Non fino al 1927 che i norvegesi ci misero piede e la rivendicarono, mettendoci fine alle chiacchiere. E non dimentichiamo il colpo di scena: nel 1979, un satellite USA rilevò un lampo luminoso vicino all’isola, classificato come “incidente Vela”, che puzzava di test nucleare ma nessuno ha mai ammesso un accidenti. Magari era solo un fuoco d’artificio cosmico, o forse qualche paese stava giocando a fare i furbi – chissà, in un posto così remoto, tutto è possibile!

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