Hooligans: I Teppisti del Calcio che hanno Sconvolto l’Inghilterra con Violenza Pura e Dura! Immaginate orde di scalmanati ubriachi che trasformano gli stadi in campi di battaglia, con scontri epici che hanno fatto piangere un’intera nazione. Dal caos degli anni ’80 alla nascita della Premier League, è la storia di rabbia operaia e follia calcistica che nessuno osa dimenticare. #Hooliganismo #CalcioInglese #StrageHillsborough #ViolenzaStadi
Il termine di origine irlandese hooligans è stato utilizzato per etichettare certi tifosi di calcio inglesi, protagonisti di atti vandalici che hanno reso il Regno Unito un inferno di violenza e indisciplina. Oltre alle origini leggendarie del termine, il fenomeno ha segnato la vita di un paese intero, ispirando i movimenti ultras in tutto il mondo. La tragedia culminò negli anni ’80 con eventi come la strage di Hillsborough, che spinse al Rapporto Taylor e alla rivoluzione della Premier League – un vero schiaffo ai fanatici del caos.
Come e perché è nato l’hooliganismo? La violenza sportiva risale al 1870, come afferma il sociologo John Hutchinson, legandosi a un’etimologia incerta dal cognome di una famiglia irlandese problematica, gli Hooligan, e in particolare da Patrick Hooligan, noto per la sua condotta criminale. Questi hooligans? Giovani della working class, incavolati per crisi occupazionali e governi di destra, che sfogavano una mascolinità aggressiva attraverso il calcio. Si univano in firm – gruppi organizzati con nomi, rivalità e rituali – per scatenare risse contro i rivali, trasformando le partite in guerricciole di strada.
Gli episodi storici? Dai tardi anni ’60 ai primi ’90, un decennio di terrore puro con violenze negli stadi che hanno forgiato le regole di oggi. I media, quei ficcanaso, hanno amplificato tutto, spingendo gruppi a cercare fama internazionale. Prendete il 1975: nella finale di Coppa dei Campioni tra Bayern Monaco e Leeds United, dopo un rigore negato, i tifosi inglesi hanno incendiato e lanciato seggiolini nello stadio, creando un pandemonio totale. Poi, il 1985: prima, l’incendio al Valley Parade di Bradford che ha ucciso 56 persone a causa di barriere ridicole e mancanza di estintori (perché, chissà, potevano essere armi!). Solo 18 giorni dopo, la finale tra Juventus e Liverpool a Heysel: i tifosi inglesi hanno invaso il settore Z, provocando il crollo di un muro con 39 morti e oltre 600 feriti. In risposta, l’allora premier Margaret Thatcher escluse i club inglesi dalle competizioni europee per 2 anni, 4 per il Liverpool.
Il culmine? La strage di Hillsborough del 15 aprile 1989: durante la semifinale tra Nottingham Forest e Liverpool, una gestione da incubo ha schiacciato 93 spettatori contro le recinzioni. Roba che ha fatto tremare le istituzioni.
Dopo Hillsborough, il governo inglese ha deciso di spazzar via questi selvaggi, affidando il compito a una commissione guidata dal giudice Peter Taylor. Il Rapporto Taylor, pubblicato nel gennaio 1990, non ha solo puntato il dito sui tifosi, ma ha coinvolto istituzioni, club e autorità in una colpa condivisa. Inspirato da idee “americane”, ha trattato il calcio come un prodotto da vendere, rivoluzionando gli stadi per renderli adatti a famiglie e spettatori normali.
Le riforme? Addio ai settori senza posti a sedere nominativi, via le barriere e le recinzioni che bloccavano le fughe, e benvenuti a stadi all-seater con telecamere ovunque, biglietti elettronici e steward al posto della polizia. L’alcol? Limitato alla grande, visto che era il combustibile dei disordini. Tutto finanziato dalla Football Association e dal governo, trasformando il calcio in un’esperienza da star, che ha dato vita alla Premier League nel 1992 – la lega moderna che ha spazzato via l’era dei teppisti. E così, i hooligans sono passati da re del caos a reliquie del passato, ma la loro eredità resta un pugno nello stomaco.