#Abandonalism: I luoghi abbandonati che ci fanno impazzire di brivido e nostalgia! Immaginate rovine fatiscenti che urlano storie di decadenza, dove l’adrenalina di esplorare il proibito incontra la malinconia del tempo che fugge. È l’abandonalism, la mania globale per edifici in rovina che spopola sui social, attirando avventurieri incoscienti e fotografi pazzi. Da borghi fantasma a manicomi dismessi, questi relitti urbani ci catturano con un mix esplosivo di emozioni: timore, curiosità e un brivido che fa dire "al diavolo le regole!" #LuoghiAbandonati #UrbanExploration #DecadenzaVirale
Ma perché questi ruderi ci attirano come falene alla fiamma? Gli studi psicologici e filosofici spiegano che davanti a edifici decadenti proviamo emozioni contrastanti: timore e curiosità mista a nostalgia per un passato tangibile. C’è pure l’adrenalina di avventurarsi in posti dove non dovresti, sfidando divieti e pericoli con un ghigno irriverente. Come ha dichiarato Sonia Paone, docente di sociologia urbana all’Università di Pisa: "Le rovine hanno sempre avuto un fascino perché alludono alla transitorietà dell’opera umana, all’inesorabile trascorrere del tempo, alla caducità delle cose. Oggi la tragicità cosmica di una natura che potrebbe riprendere il sopravvento fa sì che le rovine del tempo presente siano fonte di ispirazione." E non dimentichiamo la filosofia wabi-sabi giapponese, che celebra l’imperfezione come un’arte sexy e imperfetta.
Questa ossessione è esplosa sui social, con milioni di foto di rovine che diventano virali, trasformando pericoli in tendenze. Gente armata di smartphone si infila in edifici in disuso, ignorando rischi folli, e boom: questi posti rinascono come mete turistiche alternative, set per film o sfilate di moda. Uno studio di Espresso Communication per Galleria Battilossi su testate internazionali conferma: è una febbre globale, dove il decadente diventa cool, anche se un po’ da incoscienti.
Parlando di star del mondo abbandonato, dal pianeta ai nostri cortili: le ghost town americane come Bodie e Virginia City, o il bizzarro Burj Al Babas in Turchia con i suoi 587 castelli Disney inutili. Poi c’è Pripyat in Ucraina, evacuata dopo Chernobyl, ora meta per turisti in cerca di thrills radioattivi – ruota panoramica e scuole deserte che spopolano online. In Italia, non siamo da meno: Consonno, la "Las Vegas italiana" fallita; Craco, borgo medievale abbandonato per frane; e i villaggi operai in Sardegna, reliquie di un’industria mineraria che ha lasciato solo polvere e ricordi.
Ora, la parte spinosa: molti di questi siti, come ospedali psichiatrici chiusi dalla Legge Basaglia o sanatori dismessi per la tubercolosi, sono relitti di cambiamenti sociali che hanno spazzato via il passato senza pietà. Stesso per colonie fasciste e basi militari, ora fantasmi costosi. Ma hey, mentre ci godiamo il fascino proibito, perché non ripensarli con un po’ di furbizia? Il riuso adattivo è la mossa: trasformare questi mostri in qualcosa di utile, rispettando la storia senza romanticizzare troppo il decadimento. Dopotutto, chi lo sa, magari un domani questi ruderi diventeranno il prossimo spot hipster!