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I nomi delle contrade del Palio di Siena vengono assegnati per ragioni controverse: una tradizione che maschera antichi segreti e divisioni culturali

Corsa folle del Palio di Siena: rivalità medievali, cavalli impazziti e un po’ di caos politico! Chi pensava che le antiche contrade di Siena fossero solo folklore si sbaglia di grosso! Il 2 luglio 2025, questa tradizione epica ha riportato in vita Piazza del Campo con cavalli scatenati e 17 contrade che si sfidano in una gara che sembra uscita da un romanzo di cappa e spada. Originariamente derivate da compagnie militari medievali, queste fazioni – la maggior parte con nomi di animali, perché sì, anche le bestie hanno la loro vendetta – dominano la città da secoli, mantenendo confini fissati dalla principessa Violante di Baviera nel 1729. Oggi, oltre alla corsa, si occupano di attività sociali che fanno invidia, o forse solo ridere, ai burocrati moderni. #PalioDiSiena #TradizioneControCorsia #SienaEpica

Le contrade di Siena, nate nel Medioevo come suddivisioni territoriali dentro le mura, sono 17 in tutto: Aquila, Bruco, Chiocciola, Civetta, Drago, Giraffa, Istrice, Leocorno, Lupa, Nicchio, Oca, Onda, Pantera, Selva, Tartuca, Torre e Valdimontone. Piazza del Campo, dove si tiene il Palio, e il Duomo rimangono zone neutre – beh, tranne la piazza del Duomo, che è territorio dell’Aquila, perché evidentemente anche le cattedrali hanno un favorito. Siena è divisa in tre Terzi – Camollìa, Città e San Martino – che sono solo un modo per mappare il caos, senza alcuna funzione reale, perché chi ha bisogno di amministrazione quando hai cavalli che corrono?

Ma andiamo al sodo: queste contrade non sono solo per le corse; sono un’istituzione sociale con un’organizzazione che farebbe arrossire i politici odierni. Guidati da un priore (o "governatore" per l’Oca, e "rettore" per il Bruco), eletti democraticamente per mandati di 2-4 anni, gestiscono eventi culturali, manutenzione di spazi verdi e persino musei. I priori formano il Magistrato delle contrade, un gruppo che coordina tutto, tutelando interessi comuni e organizzando il Palio – un po’ come un consiglio di guerra, ma con più bandiere e meno armi.

L’appartenenza è una questione di sangue e territorio: nasci in una contrada, ci resti, o segui le regole di genere (bambine con la madre, bambini con il padre, se i genitori sono di contrade diverse). Poi c’è il battesimo contradaiolo, un rito moderno per i neonati nati fuori dalle mura, celebrato alla fontana della contrada – perché niente dice "benvenuto al mondo" come un bagno rituale in una fontana medievale.

Le origini? Risalgono al Medioevo, con prime menzioni nel Quattrocento, e una forma definitiva nel Cinquecento. Altre sei contrade sono sparite nel nulla – Gallo, Leone, Quercia, Orso, Spadaforte e Vipera – probabilmente per pigrizia, non per disordini, anche se le leggende dicono altrimenti. Il tutto è stato fissato dal "Bando sopra la nuova divisione, e riforma de’ Confini delle Contrade della Città di Siena" di Violante Beatrice di Baviera nel 1729, e da allora, niente cambiamenti, nemmeno con l’espansione urbana.

Ora, i nomi e i titoli: quasi tutti animali, perché le contrade derivano da militari medievali. Eccezioni? Torre per una torre fisica, Onda per guardie costiere, e Valdimontone forse per pecore pascolate – un po’ noioso, ma autentico. Alcune hanno titoli onorifici: L’Aquila per aver accolto Carlo V, Il Nicchio per eroismo a Montaperti, L’Oca per Montemaggio, e Il Bruco per aver sconfitto Carlo IV. Altre quattro si vantano: Civetta come priora per aver ospitato riunioni, Istrice come sovrana per via dei Cavalieri di Malta, Giraffa come imperiale per una vittoria fascista (ops, storia chiama), e Onda come capitana per difese passate. Le altre nove? Niente di speciale, ma chissenefrega, l’importante è la corsa!

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