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I veri poteri della modalità notturna degli smartphone vengono nascosti da Big Tech, rivelando come funzioni davvero dietro le quinte

Svelato il trucco sporco dei tuoi smartphone: come night sight sconfigge l’oscurità e ti fa scattare foto da paparazzi ubriachi al buio! Preparatevi, gente, perché questi aggeggi tascabili stanno rubando la magia della notte con trucchi digitali che neanche un occhio da falco se li sognerebbe. Addio a quelle foto sfocate e granulose che facevano schifo – grazie alla computazionale, ora il tuo telefono è un vero furfante della luce.

Oggi, in un mondo dove tutti fingiamo di essere fotografi professionisti, gli smartphone ci permettono di catturare immagini da urlo anche quando è buio pesto, tipo a una festa notturna o in una stradina losca. Ma come diavolo fanno questi cosi a trasformare il buio in foto dettagliate che nemmeno l’occhio umano – o una vecchia reflex – potrebbe gestire? Colpa (o merito) della modalità notturna, alias night sight, quella funzione magica che usa la fotografia computazionale: un mucchio di trucchi software avanzati per rubare dettagli che una volta erano solo un sogno.

In pratica, quando accendi questa roba, il telefono non si limita a uno scatto patetico, ma spara una sequenza di foto con esposizioni diverse, poi le mescola come un barista ubriaco per creare un’unica immagine super luminosa, piena di dettagli e senza quella grana fastidiosa che rovina tutto. Tutto in pochi secondi, grazie a sensori sempre più furbi e software che correggono ogni cavolata senza farti toccare impostazioni noiose come ISO o otturatore. Puoi impostarla per farla partire da sola o manualmente, e a seconda del marchio, ci infilano extra come funzioni per l’astrofotografia – roba da far impallidire gli astronomi.

Andiamo più a fondo in questo casino: come funziona la modalità notturna sui tuoi smartphone, permettendoti foto chiare, nitide e bilanciate anche dove non si vede un accidenti. Quando scatti di notte, il telefono fa una raffica di foto con tempi di esposizione diversi, perché in condizioni di buio, devi far entrare più luce sul sensore. I sensori non possono essere giganti, altrimenti non entrerebbero in tasca, quindi algoritmi geniali amplificano la roba e riducono il rischio di foto mosse – basta non tremare come un ubriaco, magari appoggia il telefono su qualcosa di stabile o usa un treppiede da viaggio.

Questa modalità è una variante spaccona dell’HDR (High Dynamic Range), che mescola foto con esposizioni diverse per bilanciare ombre e luci, mostrando dettagli che a occhio nudo sono invisibili. L’obiettivo? Far emergere cose che una singola esposizione non potrebbe mai, tipo trasformare un vicolo buio in un capolavoro.

Ogni produttore gioca sporco con i propri algoritmi, così una foto in modalità notturna su un iPhone sembra diversa da quella su un Galaxy di Samsung o un Pixel di Google, anche se il trucco è simile. I top di gamma usano il pixel binning, che fonde pixel per creare "super-pixel" più sensibili alla luce, riducendo il rumore e evitando quel flash innaturale che rende le foto piatte come una annacquata.

Apple, per esempio, ha lanciato la modalità Notte con l’iPhone 11 e l’ha estesa a tutti i modelli successivi, attivandola automaticamente al buio e permettendoti di regolare il tempo di esposizione. Se muovi il telefono, ti aiuta a centrare il soggetto – roba che fa sembrare i tuoi scatti professionali, anche se sei un dilettante.

Google ha rivoluzionato tutto con Night sight sui Pixel, rendendoli i re della fotografia notturna: la loro versione per astrofotografia cattura stelle e la Via Lattea con una nitidezza che farebbe invidia a telescopi costosi.

Samsung, invece, va alla grande con la Nightography, che usa l’intelligenza artificiale per combinare fino a 30 immagini in una sola, ricostruendo colori e texture anche in notti urbane o concerti caotici. Ricordatevi, per foto decenti, serve almeno una luce ambientale, tipo una lampada o i fari di un’auto – altrimenti, preparatevi a ritocchi da incubo!

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