Il bagno nel Gange, uno dei fiumi più inquinati al mondo, viene praticato dagli indù e i pericoli sottovalutati che ne derivano

Immersi nel torbido: Il Gange, dea vivente o disastro ecologico? Milioni di indù si tuffano in questo fiume sacro ma disgustosamente inquinato, rischiando malattie per un bagno ‘purificatore’ che potrebbe essere più una condanna che una benedizione. #GangeInsano #FedeFollementePericolosa #IndiaControLaLogica

Preparatevi a un tuffo nelle acque sacre ma scandalosamente schifose del Gange, dove la fede indù sfida l’inquinamento peggiore del mondo! Questo fiume non è solo un corso d’, è la dea in persona, una mamma celeste che promette di lavare via peccati e reincarnazioni infinite. Milioni di fedeli si gettano nelle sue onde ogni anno, ignorando i pericoli per un rituale che mescola leggende antiche e un tocco di follia moderna. Eppure, tra canti e preghiere, ti chiedi: è davvero una divinità o solo un’enorme fogna benedetta?

Non un semplice fiume, ma una divinità viva, dicono i testi sacri, e per gli indù è proprio così: il Gange è la manifestazione terrena della dea Ganga, una figura generosa che scende dal cielo per pulire anime sporche e spezzare il ciclo delle rinascite. Immergersi qui non è solo un bagno, è un atto epico, soprattutto durante eventi come il Kumbh Mela, dove orde di pellegrini si radunano in città come Varanasi per rituali che includono immersioni collettive, offerte e un sacco di fede cieca. Secondo la tradizione, questo gesto lava via il karma accumulato, offrendo una specie di pass per l’à – o almeno, così sperano.

Passando al significato spirituale del bagno rituale, entriamo in un mondo dove l’acqua è considerata “amrita”, ovvero il “nettare dell’immortalità”, un super-pulitore divino che dissolve impurità dell’anima. Per gli indù, il dolore non è solo di oggi, ma un’eredità di vite passate, e il Gange è l’unico che può interrompere questa catena infernale. Non stupisce che le ceneri dei morti finiscano lì, per un biglietto dritto al moksha, la liberazione finale. Ma tra il sacro e il macabro, questo fiume è un ponte tra vita e morte, un mix poetico e un po’ inquietante che lascia perplessi anche i non credenti.

Ora, la domanda scottante: Quanto è pericoloso immergersi nel Gange? Be’, preparatevi, perché è un inferno acquatico! Con rifiuti industriali, scarichi fognari, carcasse animali e perfino cadaveri che galleggiano, il fiume supera di gran lunga i limiti di contaminazione dell’OMS, portando infezioni da dermatiti a epatiti letali. Eppure, i fedeli scrollano le spalle, convinti che la dea protegga i veri devoti – e alcuni blaterano di batteriofagi miracolosi che “riducono” i rischi. Ma dai, è solo una scusa per ignorare la realtà e tuffarsi lo stesso!

Infine, un rituale sacro che resiste ancora oggi, nonostante i tentativi del governo indiano di ripulire il casino. Per molti, è una scelta spirituale, non irrazionale, che attira turisti e pellegrini in cerca di perdono e pace. Polemiche a parte, l’immagine del devoto che si immerge all’alba resta iconica – una follia poetica che dice tutto sulla cultura indiana, sporca ma indomita. Fonti: Darian S.G. (2001) “The Ganges in Myth and History”; Haberman D. L. (2006) “River of Love in an Age of Pollution: The Yamuna River of Northern India”; Lorenzetti T. (2008) “Religioni e culture dell’India”.

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