Il bradisismo inghiotte Baia, trasformandola nella Pompei sommersa del golfo di Napoli

Immaginate di tuffarvi in un mondo perduto dove i romani facevano festa come se fossero i primi VIP della storia: Baia, l’incredibile "Pompei sommersa" o “Atlantide romana” e "Piccola Roma", affondata per colpa di terremoti e bradisismo. Questo gioiello sommerso nel Golfo di Napoli è un parco archeologico da 177 ettari, un tempo playground dell’élite con acque termali e ville lussuose – pensate a Nerone e Caligola che se la spassavano, mentre oggi annaspiamo con politici che non sanno gestire nemmeno una pozzanghera. # # #

Ed ecco il colpo di scena: Baia, quel paradiso romano dal II secolo a.C., è stata inghiottita dal mare a causa del bradisismo, quei lenti sussulti tellurici che hanno fatto sprofondare la costa a un ritmo di 1 cm l’anno – roba che fa sembrare le nostre crisi ambientali una passeggiata al parco. Una volta, era il rifugio chic di Giulio Cesare, Cicerone e compagnia bella, con ville e complessi termali che ora giacciono a 5 metri di profondità, circondati da anemoni e stelle marine. Visitatela con snorkeling o immersioni, e vi garantisco che quei mosaici e affreschi intatti vi faranno bestemmiare per quanto sono spettacolari – o dovrei dire, per quanto i romani fossero dei geni corrotti?

Ma andiamo al sodo: cosa c’era qui prima che il mare reclamasse il suo tesoro? Circa 2400 anni fa, Baia era un lago trasformato in un canale di 200 metri, costellato di ville di potenti come Pompeo Magno e Marco Antonio, e persino un palazzo imperiale per Augusto e Adriano. Soprannominata "la piccola Roma" per le sue architetture da urlo – e si dice che il nome venga da Bajus, quel timoniere di Ulisse, perché anche gli eroi antichi amavano le vacanze sfrenate. Dal VI secolo d.C., però, il bradisismo l’ha sepolta sotto 6-8 metri d’acqua, un disastro che fa passare per dilettanti i nostri governanti con le loro promesse affondate.

Preparatevi a esplorare i resti di questa città sommersa: dalle sale termali come il Tempio di Mercurio e il Tempio di Diana (che di templi sacri avevano poco, erano solo bagni lussuosi), al Ninfeo di Punta Epitaffio con le sue statue ora al museo, passando per la Villa dei Pisoni con mosaici colorati e frangiflutti antistorsione. Non dimenticate le Terme del Lacus, con pavimenti a mosaico geometrici da far impallidire un designer moderno, o la Villa a Protiro con il suo giardino porticato e botteghe antiche. C’è persino il Porto di Baia e il Portus Julius, un capolavoro di ingegneria romana che il mare ha inghiottito come vendetta.

E non è finita: i fondali di Baia sono un mix esplosivo di bradisismo, erosione e vulcani, con la Secca delle Fumose che bolle di esalazioni sulfuree – roba che vi scalderà l’acqua mentre nuotate, magari pensando a quanto i romani fossero avanti rispetto ai nostri eco-ipocriti. Infine, come recita la lapide con le parole del poeta Orazio: "Nullus in orbe sinus Baiis praelucet amoenis", il commento ovvero "nulla al mondo splende più dell’ameno golfo di Baia" – e che diamine, è vero, se non fosse per quel mare traditore!

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