Preparatevi, mondo: Dubai sta per sfoderare la sua nuova follia verticale, la Creek Tower, che potrebbe schizzare a oltre 1.000 metri e spodestare il Burj Khalifa come grattacielo più alto! Progettata dal genio (o megalomane?) Santiago Calatrava dopo una gara tra archistar, è un tripudio di lusso arabo con minareti e gigli del deserto. #DubaiCreekTower #GrattacieliPazzi #DubaiDominio
In una mossa che grida "soldi e ambizione allo stato puro", la Dubai Creek Tower è pronta a diventare l’ennesimo simbolo esagerato della città che non dorme mai, commissionata da Emaar Properties – gli stessi che ci hanno rifilato il Burj Khalifa, perché evidentemente una torre da record non basta. Come spiega Calatrava, il design si ispira alla tradizione architettonica islamica, in particolare all’architettura degli antichi minareti, trasformando questo colosso in una piramide snella e audace che si assottiglia verso il cielo, ispirata anche al giglio del deserto. Non è solo un edificio, è un’affermazione: chi ha detto che l’architettura deve essere umile?
I lavori, partiti nel 2016 con l’obiettivo di finire nel 2022, sono slittati grazie alla pandemia di Covid-19 – perché, ovviamente, nemmeno un virus globale ferma Dubai, ma solo la rallenta. Mohammed Alabbar, il boss di Emaar, ha annunciato una riprogettazione totale in arrivo, promettendo di rilanciare questo mostro urbano nel cuore di Dubai Creek Harbour. E indovinate? Si parla di oltre 200 piani strapieni di appartamenti di lusso, hotel stellati, ristoranti per milionari e giardini aerei, coronati da osservatori panoramici come la Pinnacle Room per una vista a 360 gradi che vi farà girare la testa.
Ma non è tutto show: questa torre sarà un tempio della tecnologia, con sistemi ecologici all’avanguardia per riciclare acqua e produrre energia rinnovabile – perché, ironia della sorte, mentre il mondo combatte il clima, Dubai costruisce in grande stile. L’altezza? Ufficialmente non confermata, ma si mormora superi di poco i 1.000 metri, rendendola un gigante che sfida non solo la gravità, ma anche il buon senso. Chapeau a Calatrava e company per questa pazzia arabeggiante!