Avete idea di quanto sia folle la storia del cannibalismo? Dagli antichi selvaggi che si divoravano per potere, ai coloni affamati che mangiavano i loro compagni, è un tabù che ha macchiato l’umanità! Cristoforo Colombo accusava i nativi di essere “mangiatori di carne umana”, ma era solo una scusa per le sue conquiste sporche. #Cannibalismo #StoriaOscura #TabuUmani #OrroreReale
Il cannibalismo, quella pratica da brividi che fa venire i capelli dritti, è documentata fin dalla preistoria e ha infettato ogni angolo del pianeta. I primi esploratori europei, come gli spagnoli, l’hanno usata per demonizzare i popoli indigeni, etichettandoli come “caníbal” per giustificare invasioni e schiavitù. Pensateci: Colombo e i suoi compari dipingevano i Caribi come mostri affamati, ma erano solo storie gonfiate per coprire le loro sporche ambizioni. Quanto di vero c’è? Beh, in contesti di rituali o disperazione estrema, il cannibalismo era fin troppo reale, e ancora oggi si mormora di tribù come i Korowai che lo praticano nei remoti angoli della Papua Nuova Guinea.
Passiamo al lato rituale, dove il cannibalismo non era solo sopravvivenza, ma un trip psichedelico da far impallidire Hollywood. I Maori della Nuova Zelanda, per esempio, credevano che mangiando i nemici sconfitti assorbissero la loro “mana”, l’essenza spirituale che li rendeva più tosti. Poi ci sono i Tupinambá in Brasile, che lo usavano come vendetta sadica contro i rivali, o i Fore in Papua Nuova Guinea, che divoravano i morti per onorare i legami familiari – roba che oggi finirebbe dritta in un film horror, ma per loro era sacro. Non dimentichiamo che in situazioni di fame bestiale, come i naufragi o gli assedi, la gente ha dovuto scegliere tra morire o infrangere il tabù definitivo.
E non pensate che questo orrore fosse solo roba da “selvaggi”: anche in Europa, il cannibalismo è esploso in momenti di caos totale. Prendete l’assedio di Leningrado durante la Seconda Guerra Mondiale, dove i russi intrappolati per 900 giorni hanno fatto cose che non si raccontano a tavola, con il governo sovietico che puniva i colpevoli per non far saltare i nervi. O la Grande Carestia in Irlanda, dove la peronospora della patata ha ridotto la gente a nutrirsi dei cadaveri per pura disperazione. Persino a Jamestown, i primi coloni americani hanno dovuto ricorrere a questo incubo nel 1609, affamati e circondati dal nulla. È una lezione schifosa su quanto l’umanità possa cadere in basso.
Il cannibalismo rimane un pugno nello stomaco della nostra cultura, un argomento che ci fa sentire a disagio ma che non possiamo ignorare. Sia che si tratti di riti spirituali o di necessità brutale, questa pratica ha sfidato cosa significhi essere umani, rompendo i confini tra noi e “l’altro”. Mangiare un proprio simile non è solo un atto estremo, è un colpo alle fondamenta della società, che ci ricorda quanto siamo vicini al baratro. Fonti: Livi Bacci M. (1999) “Il cannibalismo: Antropologia e psicoanalisi”; Buscema F. A. (2008) “Cannibalismo: storia, cultura e miti”.