Il Mar Rosso viene trasformato in meta turistica extra-lusso dal progetto sull’isola di Shura in Arabia Saudita

Shura Island: Il Nuovo Paradiso del Lusso Arabo che Fa Invidiare (o Inorridire) il Mondo!
Sta per nascere nel Mar Rosso un’isola da favola, o da incubo ecologico? Shura Island, al largo dell’Arabia Saudita, è il cuore pulsante di “The Red Sea project”, parte della megalomane “Vision 2030”. Soprannominata “Coral Bloom”, questa gemma disabitata sta per trasformarsi in un tempio del lusso sfrenato, con resort da capogiro che promettono vacanze da miliardari – ma chissenefrega dell’ambiente, vero?

Shura Island, o Shurayrah se preferite il tocco esotico, è un’ex isola solitaria nella provincia di Tabuk, circondata da 92 isole che diventeranno il playground definitivo per i ricconi. Firmato dallo studio londinese Foster + Partners, il design “Coral Bloom” mescola architettura figherrima con la natura, creando spiagge artificiali, lagune da sogno e promettendo di “salvaguardare” l’ecosistema – yeah, right, come no. Qui spunteranno 11 resort di grido: Grand Hyatt, Four Seasons, Faena, Fairmont, Edition (The Red Sea Edition), InterContinental, Raffles, Jumeirah, Rosewood, Miraval e SLS, ognuno con camere da favola, ville extralusso, spa, ristoranti stellati, marina e club esclusivi.

Non finisce qui: immaginate un ponte da ,2 km per accedere a questo Eden, parte di un mostro da 3,3 km progettato da Archidoron, e un campo da golf a 18 buche supervip curato dal mago Brian Curley, con clubhouse griffata Foster + Partners, pronto già a fine 2025. Roba che fa gridare al miracolo – o al disastro.

Ma ecco la parte piccante: le critiche fioccano come sabbia nel deserto. Costruire un colosso del genere vicino al Mar Rosso significa un bel macello per la flora e fauna, con scavi, dragaggio e navi che potrebbero distruggere barriere coralline, praterie di alghe e habitat di specie a rischio come dugonghi e tartarughe. E non dimentichiamo il consumo energetico da paura, che per ora non è tutto “verde” come dicono. Poi c’è quel tocco di ipocrisia: la storiella del “turismo rigenerativo” e della “sostenibilità al 100%” suona a molti come puro greenwashing, una mossa per distrarre dai danni reali mentre si spera in orde di turisti facoltosi. Davvero un capolavoro di , o solo un’altra buffonata?

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