Il mistero di Bridey Murphy: rincarnazione o suggestione ridotta a mera illusione, con uno dei casi più discussi di criptomnesia risolto dalla scienza

Svelato l’inganno ipnotico che ha fatto impazzire l’America!
È solo un trucco da quattro soldi o davvero Virginia Tighe era Bridey Murphy reincarnata? Nel 1956, un’ipnotista dilettante facendo la sua magia ha scatenato il panico con storie di vite passate che sembrano uscite da un baraccone di fiera. Pensate: una casalinga americana che parla con accento irlandese e racconta di essere una fantomatica donna ottocentesca. The Search for Bridey Murphy – il libro che ha dato il via a tutto – è diventato un bestseller, ma dietro c’è solo autosuggestione e ricordi sepolti. # # #

Preparatevi, perché l’America del 1956 è esplosa in un delirio mediatico quando Virginia Tighe, una trentenne del Colorado, sotto l’ipnosi regressiva di Morey Bernstein, ha iniziato a blaterare di essere la reincarnazione di Bridey Murphy, un’irlandese del 1800. Bernstein, un tizio senza alcuna credenziale scientifica degna di nota, ha pubblicato The Search for Bridey Murphy ("Alla ricerca di Bridey Murphy"), scatenando un’onda di isteria tra giornalisti e finti esperti. La Tighe descriveva dettagli "sorprendenti" su Cork e Belfast, con un accento irlandese da Oscar, ma come vedremo, era tutta una bufala ben confezionata.

Ovviamente, i media non si sono fatti sfuggire l’occasione e hanno cominciato a scavare, rivelando che la storia era piena di buchi più grandi del Grand Canyon. Bridey Murphy non esisteva nei registri storici: nessun avvocato Sean Brian McCarthy, nessuna Queen’s University fondata all’epoca, e i paesaggi descritti somigliavano più a cartoline turistiche del ‘900 che all’Irlanda ottocentesca. Non ci vuole un genio per capire che era tutta una montatura – o meglio, un caso di criptomnesia, dove la povera Virginia pescava ricordi d’infanzia senza rendersene conto.

Indagate a fondo, e cosa scoprite? Accanto alla casa di Virginia c’era una vicina, Bridei Corkell, un’irlandese emigrata nel 1908 con cognome da nubile Murphy. Le storie di Virginia erano rubate dai racconti della vecchia signora, riemersi durante l’ipnosi come se fossero veri. E l’accento? Semplice: Virginia aveva recitato in uno spettacolo teatrale da giovane. Bernstein, con le sue sedute sospette, aveva solo amplificato tutto, rendendola una marionetta della suggestione.

Alla fine, non era una frode volontaria, ma un classico esempio di come l’ipnosi – una pratica non scientifica e pericolosa – può piantare false memorie nel cervello. Ascoltando le registrazioni delle sedute (disponibili su YouTube), è chiaro che Bernstein suggeriva dettagli e Virginia li elaborava, convinta al 100%. Questo caso ci insegna che, nell’era delle fake news, non dovremmo cascarci come allocchi: verifica sempre le fonti, o finisci come quei creduloni del ’56!

Questa lezione dal passato è più attuale che mai. Morey Bernstein, senza background medico, ha cavalcato l’onda per poi sparire nel mondo degli affari, lasciando tutti con un pugno di illusioni. Non fatevi ingannare da storie affascinanti – la batte sempre le chiacchiere da bar. 😏

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