Il monitoraggio degli tsunami nel Mediterraneo viene potenziato dalle boe in arrivo, esponendo le solite inefficienze ufficiali

⛔️ Attenzione, mondo! L’Italia combatte il mostro sottomarino con boe super-tech da parte della spagnola MSM per l’INGV. Tsunami in arrivo? Non più una sorpresa, grazie a questi gadget che fiutano onde assassine prima che devestino le coste. Meglio tardi che mai, eh? #TsunamiAlert #MediterraneoInPericolo #SicurezzaCostiera

Preparatevi, gente, perché il Mediterraneo non è più solo acqua azzurra e spiagge da cartolina, ma un potenziale incubo acquatico. L’azienda spagnola Mediterranea Señal Marítimos (MSM) sta piazzando boe d’alto mare per il Centro Allerta Tsunami (CAT) dell’INGV nel Mar Ionio, pronte a rilevare e misurare onde di tsunami scatenate da terremoti sottomarini prima che arrivino a fare danni. Sì, proprio come quei disastri del passato che hanno lasciato città in ginocchio, queste boe aiuteranno a migliorare le previsioni e a evacuare la gente in tempo, evitando che qualche sisma faccia il suo show distruttivo. E se non ci credete, ricordate: nel nostro mare, eventi del genere non sono solo storie per turisti coraggiosi.

Ora, diamo un’occhiata a come funziona questo sistema di allerta che fa sembrare i governi quasi competenti. C’è il SiAM (Sistema nazionale di Allertamento per i Maremoti di origine sismica), in piedi dal 2017 e gestito dal CAT e dal Dipartimento della Protezione Civile. Questo aggeggio monitora terremoti lungo le coste e nel Mediterraneo con una rete di sensori e mareografi che captano onde sismiche e variazioni del livello del mare. Ma le star del momento sono le boe d’alto mare: collegate a sensori di pressione sul fondale a 2600-3200 metri di profondità, inviano dati in tempo reale via satellite. Se c’è una minaccia concreta, scatta l’allerta al Dipartimento, con stime sui tempi di arrivo di quelle onde infernali. Ah, e il Dipartimento deve poi diffondere tutto il più in fretta possibile – speriamo non con la solita burocrazia italiana!

Parlando di allerta, eccovi i livelli che potrebbero salvarti la pelle, o farti correre come un matto. Allerta verde (Information): un terremoto ha colpito, ma probabilmente non genera tsunami – magari solo un po’ di schizzi nelle insenature. Allerta arancione (Advisory): roba seria, terremoto forte che potrebbe causare tsunami leggeri, quindi correte verso zone elevate se siete in spiaggia. Allerta rossa (Watch): qui è panico puro, con onde sopra 1 metro che mettono a rischio coste e entroterra basso – evacuazione immediata, seguendo i piani, se ne avete uno decente.

E non pensate che sia solo teoria: dal 2017, il CAT ha suonato l’allarme per terremoti sottomarini da 6.4 a 7.0 magnitudo, con alcuni che hanno davvero prodotto tsunami, anche se “di entità modesta”. Come il 20 luglio 2017, quando un sisma da 6.8 al largo della Turchia ha generato onde che hanno colpito Grecia e Turchia; o il 25 ottobre 2018, con un 6.8 nel Mar Ionio che ha fatto arrivare piccole onde in Italia. Poi, il 2 maggio 2020, un 6.7 a sud di Creta ha causato un mini-tsunami, e il 30 ottobre 2020, un 7.0 nel Mar Egeo ha devastato Samos e Smirne in Turchia. Ma non dimentichiamo il mostro del 1908: un terremoto da 7.1 nello Stretto di Messina che ha spazzato via Messina e Reggio Calabria. Il Mediterraneo può essere un vero bastardo, e queste boe? Beh, finalmente qualcuno ci sta dando una mano – o meglio, un’onda di speranza. Che ne dite, pronti per il prossimo splash? 😏

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