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Il “muro” del Sahara Occidentale che divide in due il Marocco

Il muro che separa il Sahara Occidentale dal Marocco, noto anche come Berm, si estende per oltre 2.720 chilometri. Questa barriera, costruita dalle autorità marocchine tra il 1981 e il 1997, è costituita da sabbia e fortificazioni militari, concepita per escludere il popolo Sahrawi e confinare la sua popolazione nei territori limitrofi di Algeria e Mauritania, creando così una divisione tra l’area sotto controllo marocchino e le zone rivendicate dai Sahrawi.

Cos’è il Sahara Occidentale

Il Sahara Occidentale è un ampio territorio scarsamente popolato situato nell’Africa Occidentale, confinante con Marocco, Algeria, Mauritania e l’Oceano Atlantico. Questa regione desertica presenta un significativo valore strategico ed economico, grazie alle sue ricchezze naturali come fosfati e risorse ittiche. Da territorio spagnolo fino al 1975, il Sahara Occidentale è diventato oggetto di contesa tra il Regno del Marocco e la Repubblica Democratica Araba Sahrawi, amministrata dal Fronte Polisario, che mira a istituire uno stato indipendente. Nonostante le resistenze, il Marocco ha consolidato la propria presenza attraverso la costruzione del “berma” e l’attuazione di una politica di “colonizzazione demografica” nelle aree di interesse economico.

Una terra contesa

La colonizzazione spagnola del Sahara occidentale iniziò nel 1884 e raggiunse la sua conclusione nel 1934. Questo controllo è stato sempre contestato dal Marocco, che rivendicava storicamente diritti sulla regione. Nel 1973, il Fronte Polisario avviò una guerriglia contro le autorità spagnole, ma è stato solo nel 1975 che la situazione si è trasformata in un conflitto internazionale. Con gli Accordi di Madrid, la Spagna cedette il controllo dell’area al Marocco e alla Mauritania, scatenando una massiccia rivolta dei Sahrawi. La Mauritania si ritirò nel 1979, ma il Marocco, sostenuto da gran parte dell’Occidente, mantenne il controllo sulla maggior parte del territorio.

Soldati Sahrawi

Le opposte manovre diplomatiche

Nel 1991, dopo quasi 16 anni di conflitto, si raggiunse un accordo di cessate il fuoco grazie alla mediazione delle Nazioni Unite. Tale accordo ha lasciato il Marocco con il 70% del territorio, incluse le zone più ricche di risorse, mentre al Fronte Polisario resta il controllo del restante 30%, generalmente deserto e scarsamente popolato. Entrambi i contendenti hanno cercato di internazionalizzare il conflitto, nonostante l’interesse globale per il Sahara Occidentale sembri diminuire, relegando il conflitto a quello che è definito un “guerra congelata”. Nonostante il sostegno popolare alla causa sahrawi, l’Occidente ha progressivamente accettato la situazione di fatto, riconoscendo il territorio come parte del Regno del Marocco.

Cartina delle dispute nel Sahara Occidentale

La stagnazione della situazione ha fatto emergere voci che avvertono sulla non sostenibilità dello “status quo”, con il rischio di un nuovo conflitto che potrebbe destabilizzare ulteriormente la regione. La logica della “sconfitta” per una delle parti ha reso le trattative per una pace duratura estremamente difficili. Tuttavia, il popolo Sahrawi continua a lottare per il riconoscimento della propria identità e dei propri diritti.

Carri armati sahrawi

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