Pentagramma: Dal Rock al Diavolo, Ecco la Verità che Fa Impazzire il Web!
Siete pronti a smasciare una confusione epica che unisce musica e magia in un casino cosmico? Il “pentagramma” non è solo quel coso con cinque righe dove si scrivesse l’hit del momento, ma anche la stella che i metallari sfoderano per evocare diavoli e incantesimi. Sì, la gente si confonde come al solito, mescolando note musicali con riti occulti, e noi ve lo sbattiamo in faccia senza peli sulla lingua. Preparatevi a un viaggio tra armonia e caos, perché in questo mondo di fake news, la verità è più virale di un meme su Twitter. #PentagrammaScandalo #MusicaDemoniaca #SimboliRibelli
Quando si parla di “pentagramma”, troppe teste si perdono in un mare di errori, unendo due simboli che hanno in comune solo il numero cinque e un nome che fa gola ai complottisti. Da una parte, avete il pentagramma musicale, quelle cinque linee orizzontali dove le note ballano come in un concerto rock; dall’altra, il pentagramma esoterico, una stella a cinque punte tracciata in un colpo solo, spesso chiusa in un cerchio, e che evoca tutto tranne che una sinfonia tranquilla. Oggi, persino i giornalisti e i fan della cultura pop li mischiano come se fosse una moda, ignorando storie e significati che urlano diversità a pieni polmoni.
Per capire questo pasticcio, partiamo dal significato vero del termine “pentagramma”. È greco, gente, da “penta-” che vuol dire “cinque” e “gramma” che significa “segno scritto”, quindi letteralmente “segno a cinque elementi”. Nella musica, è diventata la base per scrivere melodie, ma in linguistica potrebbe coprire qualsiasi roba con cinque parti grafiche. E qui casca l’asino: in inglese, “pentagram” è solo la stella occulta, mentre le linee musicali si chiamano “staff”. In italiano, invece, “pentagramma” è quasi sempre musicale, e per la stella usiamo “stella a cinque punte” – una differenza che fa incazzare i puristi.
Passiamo al pentagramma musicale, nato in Europa tra IX e XII secolo per sistemare una volta per tutte l’altezza delle note, perché prima era un caos medievale. Guido d’Arezzo, quel genio italiano, lo ha inventato partendo da un tetragramma con tre righe, che poi è diventato cinque. Oggi, quelle cinque righe e quattro spazi sono la bibbia della musica, con note, chiavi e alterazioni che dettano legge – niente di magico, solo ordine puro e semplice.
Diverso il discorso per il pentagramma esoterico, quella stella che ha fatto impazzire antichi e moderni. Viene dalla Mesopotamia e dalla Grecia, dove i pitagorici la vedevano come armonia universale e il rapporto aureo – roba da far tremare i fondamenti. Rappresenta equilibrio, perfezione e i cinque elementi, dai sensi al ciclo della vita. Nel Medioevo, i cristiani l’hanno riutilizzata per le cinque piaghe di Cristo, come scudo contro il male, e nel Rinascimento è diventata simbolo dell’uomo nel cosmo. Poi, boom: nel XIX e XX secolo, distingue tra punta in su (buona, protettiva) e rovesciata (diavoli e magia nera pura).
Nell’era moderna, il pentagramma esoterico è ridotto a un gadget per fanatici del metal o tatuaggi da ribelli, perso in film, album e horror dove è solo un’icona dark. Ironia della sorte, proprio nella musica – dove il pentagramma ha un ruolo razionale – la stella torna per evocare vibes oscure. Questa sovrapposizione alimenta la confusione: quanti credono che quelle cinque righe abbiano origini occulte? Solo una stupida coincidenza linguistica, amici miei, niente di più.