L’incidente nucleare di Majak, noto anche come ‘incidente di Kyshtym’, rappresenta il terzo più grave disastro nucleare mai registrato, superato solo da Chernobyl e Fukushima. Accaduto il 29 settembre 1957, l’esplosione nel serbatoio di stoccaggio di rifiuti radioattivi del complesso nucleare Majak, situato a Chelyabinsk nell’ex Unione Sovietica, liberò una sostanziale quantità di materiale radioattivo, contaminando un’area abitata da 270 mila persone. Questo evento è stato classificato con il sesto livello sulla scala INES, la scala internazionale degli incidenti nucleari, il cui massimo è sette. L’esatto numero di vittime non è noto, ma testimoni dell’epoca riportano centinaia di decessi giornalieri nel periodo immediatamente successivo all’incidente.
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Il complesso nucleare di Majak: progetto e costruzione
Il complesso nucleare Majak, inaugurato nel 1948, era uno dei principali centri di riprocessamento del combustibile nucleare esausto durante la Guerra Fredda. Costruito inizialmente per contrastare le rivalità con altri paesi, il sito comprendeva un deposito metallico interrato, rivestito di calcestruzzo, con una capacità di 300 m³. Questi serbatoi, raffreddati ad acqua, contenevano mediamente 80 m³ di materiale radioattivo, prevalentemente sotto forma di nitrati.
Le cause dell’incidente del 1957
Il malfunzionamento del sistema di controllo della temperatura del serbatoio numero 14, avvenuto il 29 settembre 1957 alle 16:20, ha scatenato l’incidente. Sebbene non sia chiaro se si sia trattato di un errore tecnico o umano, la carenza di acqua di raffreddamento portò a un incremento incontrollato della temperatura, causando l’esplosione. Nonostante un “coperchio” di 560 tonnellate e un ulteriore strato di terreno, l’esplosione fu talmente potente da diffondere materiale radioattivo nell’atmosfera. La maggior parte delle particelle ricadute ha contaminato un’area di circa 10 km attorno all’impianto, mentre un aerosol formato si è disperso su un’area di 23.000 km².
Area interessata dalla ricaduta di materiale radioattivo.
La risposta dell’Unione Sovietica
Dopo aver appreso dell’incidente, il Governo sovietico adottò misure per limitare i danni, sebbene non fossero particolarmente rapide. Gli abitanti dei tre insediamenti più vicini furono evacuati dai sette ai quattordici giorni dopo l’incidente, con la possibilità di ricevere una nuova casa o un indennizzo di un milione di rubli, pari a circa 30.000 euro attuali. Tuttavia, la gestione di entrambe le soluzioni fu controversa, con molte persone escluse dalla compensazione e ricollocate a breve distanza dall’area contaminata. Attualmente, le persone che risiedono nella zona ricevono un sussidio mensile di 8,50 dollari e 6,80 dollari per spese mediche. Il complesso nucleare di Majak è ancora operativo e varie associazioni ambientaliste segnalano la presenza di materiali contaminati nel fiume Techa, che scorre accanto all’impianto.