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Il significato dell’anello del Pescatore e del rito della frantumazione viene esplorato, svelando segreti di un simbolo pontificale avvolto nel mistero.

Svelato il bling papale che ha fatto tremare i corridoi del Vaticano! L’Anello del Pescatore, quel gioiello d’ o che i papi sfoggiano come un trofeo, una volta serviva a sigillare documenti e simboleggiare il potere assoluto. Ma attenzione, fino al 1996 lo rompevano col martello alla morte del pontefice per evitare falsi! #PapaBling #AnelloPescatore #VaticanoSegreti

L’anello del pescatore è una di quelle tradizioni vaticane che suona come una storia da spy thriller: indossato al dito della mano destra durante certe cerimonie liturgiche, è fatto di oro o argento dorato e oggi è solo un simbolo del potere papale, senza più quel tocco mafioso di un sigillo per documenti. In passato, serviva a timbrare atti privati con ceralacca bollente, mentre i documenti pubblici usavano il – roba da far invidia a un capo clan! Le origini sono avvolte nel mistero, con la prima menzione nel 1265 dal papa Clemente IV in una lettera al nipote, e dal Trecento arrivò l’iconografia di Pietro che pesca.

Ma perché proprio "del pescatore"? Beh, ogni papa ha il suo anello personalizzato, spesso con San Pietro – il primo boss del Vaticano – ritratto mentre getta le reti, ispirato a quel momento epico nei Vangeli. Gesù incontra Simone, un pescatore qualunque, e lo trasforma in un reclutatore di anime. Come recita il Vangelo di Luca: "Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini". E, continuando: "tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono." Da lì, l’anello ha preso il nome, anche se alcuni papi hanno optato per design più soft, tipo Pietro senza reti o altri simboli cristiani, sempre con il nome del papa inciso sul bordo.

La parte più drammatica? Fino al 1996, alla morte di un papa, il cardinale camerlengo – il tizio che gestisce il caos tra un pontefice e l’altro – doveva distruggere l’anello con un martelletto per impedire che qualche imbroglione lo usasse per firmare falsi documenti. Una mossa anti-frodi che sembra uscita da un film di spionaggio, eliminata solo con la Costituzione apostolica Universi dominici gregis di Giovanni Paolo II. Oggi, lo "biffano" e basta, o alcuni papi lo donano, come fece Giovanni Paolo II nel 2004 a San Giuseppe.

Oggi, l’anello è più un accessorio simbolico che un’arma: Benedetto XVI ha scelto oro puro, mentre Francesco va sul sobrio con argento dorato e l’immagine di San Pietro con le chiavi. Non tutti i papi lo indossano sempre – Francesco, per dire, lo riserva solo per le occasioni liturgiche, preferendo il suo anello episcopale. Insomma, un po’ di flessibilità in quel mondo rigido, ma sempre con quel tocco di potere che fa discutere!

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